musei_vaticani_cappella_sistinaQuesti poveri musei italiani non riescono a darci le soddisfazioni che meritano. Nel suo ultimo rapporto 2010 l’Eurispes registra un calo di affluenze e di ricavi. Sebbene poi durante l’arco dell’anno i singoli portatori di interesse dichiarino invece successi i individuali (statali, regionali e comunali), magari su intervalli temporali più brevi (festività, mesi turistici, periodi di particolare animazione). Ma la somma fa il totale, diceva Totò, e questo totale su un periodo significativo come l’annualità non è ancora brillante, nonostante l’impegno che molti ci stanno mettendo. Certo le risorse pubbliche sono in continua diminuzione e quelle private faticano a prenderne il posto o comunque a decollare. Ma veramente si tratta sempre di colpe astratte? Anche se questo è vero, sicuramente non lo sono le responsabilità, perché la legge italiana descrive le competenze di ognuno e definisce compiti ed obiettivi. Se molti operano bene ed hanno i giusti risultati, non raccolgono gli stessi riconoscimenti a causa di altri che invece faticano o proprio non voglio entrare in un altra dimensione: quella del management culturale. Il che non significa far prevalere i principi, la logica e i criteri di scelta economici (come spesso pensano, auspicano o temono, scrivono o dichiarano molte persone che hanno responsabilità decisionali nel settore), ma significa affermare che il maggiore grado di razionalità con cui si possono svolgere i processi di acquisizione di beni e la loro destinazione al soddisfacimento dei bisogni deve contribuire in termini positivi al perseguimento dei fini istituzionali. Tutto ciò comincia con la redazione di master plan di istituzioni e del territorio: l’Italia deve riscoprire il valore della programmazione.
Fabio Severino è vicepresidente dell’Associazione per l’Economia della Cultura