mittelfest2Il modello festival, fiore all’occhiello della produzione culturale italiana degli ultimi 15 anni, sta oggi entrando in una fase di crisi, di cui forse questi sono solo i primi segnali.
Del resto, siamo definitivamente fuori da un’epoca romantica del nostro lavoro e oggi sono necessarie competenze gestionali, tenuta dei costi, risultati misurabili e ricadute reali, senza le quali difficilmente un festival può andare avanti.
Nel caso del Mittelfest parliamo poi di un’iniziativa di stampo abbastanza tradizionale con un format ormai in parte superato. Al contrario, conosciamo bene la forza di Festivaletteratura a Mantova o del Festival della Mente di Sarzana: l’esercito dei volontari, i laboratori per ragazzi, alberghi e ristoranti al gran completo, allestimenti semplici e non invasivi, una capacità di sviluppare in rete il progetto con le realtà locali così coinvolte e protagoniste.
Se i Festival riusciranno a valorizzare questi aspetti, ad avere una buona gestione e a competere in termini di offerta anche con le tournée di Amici credo possano continuare ad essere un’eccellenza italiana, altrimenti ne vedremo sparire molti. Del resto la cultura tradizionale deve abbandonare la convinzione di un suo primato/egemonia e comprendere che ha davvero valore per le persone quando si fa esperienza, scambio, incontro, crescita. Serve il coraggio di costruire forme nuove, di confrontarsi con il pubblico, rispettandone i bisogni e le aspettative.

Emiliano Paoletti è il direttore Zone attive