La Fondazione CARIPLO è una delle realtà più proficue del nostro Paese in materia di programmazione e sostegno al settore culturale. Il suo programma di finanziamento alle politiche culturali è ricco e articolato, spaziando dai temi dello spettacolo dal vivo, a quelli della buona gestione, a quelli importantissimi inerenti l’educazione del pubblico. Temi rilevanti, ma spesso dimenticati da chi istituzionalmente sarebbe chiamato proprio a dare valore e senso al concetto di valorizzazione e fruizione della cultura.
E con la sfida dell’Oltrepò Mantovano (e con quelle degli altri 8 progetti allo studio, a partire da quello della Val Camonica) rilancia il tema dei distretti culturali, già caro a tutti quei soggetti che negli ultimi dieci anni hanno provato a cimentarsi con questo strano oggetto di sviluppo territoriale, spesso scontrandosi con la fredda realtà. Che rispondeva: inutile continuare ad insistere, nel settore dei beni culturali i distretti non si possono fare.
Questo mi sembra sia stato l’insegnamento che la Fondazione ha restituito a chi – forse con una certa superficialità – tentava di favorire la nascita di complessi sistemi di relazione e gestione, provando vanamente ad applicare modelli economici propri del settore privato anche nel complesso mondo (pubblico) dei beni culturali. E lo faceva pensando di poter stimolare la nascita di distretti con alcuni documenti di studio, puntando in principale misura su tutte quelle dinamiche di integrazione di natura esterna (comunicazione comune, standard di funzionamento, ecc.).
Ma per dare senso a quel concetto di sviluppo territoriale per mezzo della cultura (di cui siamo tutti ormai assuefatti, ammettiamolo) mi sembra necessario fondare l’idea di distretto partendo dalla considerazione che gli effetti della cultura (di breve, medio e lungo periodo) sommergono di buone cose gli operatori del turismo (i primi), quelli dell’indotto (i secondi), i cittadini (a seguire) e tutti (alla fine). Ed è per questo che – se davvero vogliamo dare un senso al distretto, che poi è un sistema di soggetti legati da relazioni e scambi – il lavoro che si deve fare è sulle persone e su tutte le organizzazioni, sul loro coinvolgimento, sul loro ascolto prima di tutto, sulle loro relazioni, sui contributi che questi possono dare a un progetto di sviluppo che, nel breve, medio e lungo periodo porterà del bene a loro e alle loro famiglie.

Marcello Minuti è economista della cultura