Barnes&Noble è in vendita. Avendo vissuto per diverso tempo a New York, ricordo questa immensa libreria come uno dei miei posti preferiti: l’atmosfera, l’energia di quegli spazi e tutte quelle immense scaffalature colme di libri che quasi si perdevano alla vista. Sembrava di essere in un sogno che però emanava quella concretezza che solo il peso di un libro riesce a donarti.
Eppure, anche il colosso Barnes&Noble è in difficoltà: la fatica di generare nuovi modelli economici in grado di tenere il passo con l’innovazione che cavalca veloce l’onda della tecnologia e la complessità di inquadrare un cambiamento repentino che volge alla digitalizzazione ripensando e modernizzando il caro e vecchio libro, lo hanno, in qualche modo, stroncato.
Nonostante l’acquisto di Fictionwise, uno dei più grandi rivenditori statunitensi di libri elettronici, B&N non è riuscito in quell’impresa che invece ha reso grandi aziende come Amazon o Apple: il suo Nook, reader simile (ma ovviamente inferiore) al Kindle o all’iPad, non è infatti stato in grado di soddisfare le aspettative sperate. Il perché di questo insuccesso è facile da intuire: quando si decide di “copiare” progetti che hanno almeno 24 mesi di anticipo, si parte in pratica sconfitti. Non appena raggiungi i tuoi competitor, loro sono già un passo avanti.
Quanto alle formule di acquisto, colossi indigesti come B&N non potranno mai cambiare totalmente le loro vedute, modificare la rotta di un management collaudato da anni su politiche di gestione e di visione statiche.
Barnes&Noble dovrebbe allora, dal mio punto di vista, ripartire dalle proprie funzioni direttive, innovando processi interni e destrutturando il proprio organigramma, mostrando il coraggio di puntare con sempre più forza sui propri store, sviluppando servizi innovativi, politiche di accoglienza del lettore che lo conquistino prima ancora di fidelizzarlo.
Lavorando sulla formazione e l’educazione dei nuovi lettori, per fare in modo che si comprenda come i nuovi ebook non potranno mai sostituirsi al libro cartaceo, semmai solo affiancarlo come nuovo approccio di lettura e di diffusione culturale.

Stefano Monti è il direttore editoriale di Tafter.it