Leggendo l’emendamento approvato all’ultimo minuto in sede di assestamento al bilancio della Regione Lazio questo non pare rivelare granché e sembra, come si dice in gergo, una “normetta di funzionamento”. In realtà, a ben vederlo, è un emendamento “pesante” perché afferma la decisione della nuova Giunta regionale di procedere alla rimodulazione del POR FESR 2007-2013 con particolare riguardo alle risorse già destinate tramite bando pubblico a 20 progetti per lo sviluppo dei Grandi Attrattori Culturali (35 milioni di euro) e ora destinate agli investimenti, sacrosanti certo, sull’edilizia scolastica. La decisione, nonostante l’apparente innocenza, è, a mio avviso, una forzatura che si rivelerà inefficace per diversi motivi
1. Aspetti giuridici
Come si fa a modificare con una norma di Consiglio un POR concordato a livello nazionale ed europeo? Parliamo di Piano Strategico Regionale, definito in sede di commissione UE e CIPE, di fondi FESR per i quali la rimodulazione è possibile solo se concordata precedentemente nei tempi e nei modi ai livelli di cui sopra. E gli interventi già approvati dal comitato di Sorveglianza? L’elenco degli interventi con i relativi beneficiari pubblici già pubblicato sul Bollettino regionale? Si rischierebbe in questo modo di bloccare una procedura già conclusa per aprirne un’altra che presenterebbe tutte le caratteristiche di non praticabilità.
2. Risorse bloccate
Se la rimodulazione del POR fosse possibile, sarebbe a mio avviso opportuno partire dalle risorse ancora bloccate in Regione. Diverse decine di milioni di euro non hanno neppure visto la formulazione di bandi. Perché, allora, andare a mettere in discussione un lavoro già chiuso dagli Uffici regionali e durato mesi di intensa attività, svolto secondo una procedura che è stata considerata una buona pratica e che ha visto un’ampia partecipazione del territorio attraverso incontri allagati ai portatori d’interesse, market testing? Un lavoro che soprattutto si è avvalso di una Commissione tecnica, che ho avuto l’onore di presiedere, di grandissimo livello e che oltre ai dirigenti regionali, tra cui l’Autorità di Gestione POR, ha visto il lavoro attento ed appassionato di professionalità di eccellenza e di livello internazionale come Pierluigi Sacco e Stefano Monti. 
3. Fondi europei
Si parla dell’esigenza di accelerare la spesa, soprattutto dei fondi europei, in una Regione come il Lazio colpita pesantemente dalla crisi: ben 20 progetti sono pronti e cantierabili, selezionati in base a criteri di sviluppo del territorio tramite i beni culturali. Progetti innovativi, che partono dagli interventi di restauro di beni pubblici, statali o comunali, per arrivare alla creazione di occupazione con il coinvolgimento di risorse dei privati. Progetti che vanno dalla strutturazione e sviluppo del Polo Tiburtino, concordato tramite protocollo d’intesa con il MIBAC, fino alla riqualificazione delle Mura Poligonali di Ferentino per un progetto di ospitalità diffusa. Progetti che vedono coinvolte le amministrazioni provinciali di Rieti e Frosinone, circa 45 comuni in tutto il Lazio, le Università, il CNR, e diversi altri organismi pubblici di promozione del territorio.
I nuovi interventi per l’edilizia scolastica, pensati in seconda battuta, hanno bisogno invece di svolgere tutta la fase di selezione e progettazione rischiando di superare i tempi previsti dalla procedura europea e determinando, alla fine, il definanziamento e la perdita delle risorse.
Usare i fondi di sviluppo incentrati  sui beni culturali per  progetti di edilizia scolastica, aldilà delle finalità, mi sembra sia come innaffiare l’orto con l’acqua minerale. Quei 35 milioni sono una rarità che la cultura non può lasciarsi sfuggire mentre la scuola, per sua fortuna,  può accedere ad altre e diverse tipologie di risorse tra cui, ad esempio, quelle relative agli interventi legati al risparmio energetico, dieci volte superiori a quelle destinate alla cultura.
Indipendentemente da tutto bisognerebbe comunque cercare di salvare il lavoro più prezioso fatto dalla Commissione e dagli Uffici, con l’assistenza tecnica di Sviluppo Lazio. I cinque piani di valorizzazione degli attrattori culturali, dedicati al Polo Tiburtino, alla Via del Sale, alle Mura Poligonali della Ciociaria, all’Abbazia di Fossanova ed al riequilibrio delle aree interne dei Lepini,  per finire con il Parco di Vulci come porta di tutta l’area Etrusca con i relativi siti UNESCO, che rappresentano qualcosa di unico nel Lazio. Per la prima volta si è prospettata una programmazione del territorio che punta allo sviluppo partendo dal patrimonio culturale. Francamente un inedito punto di arrivo in una Regione che invece si distingue proprio per i suoi beni archeologici, architettonici e paesistici, risorse da leggere non in contrapposizione ma in sintonia con la ricchezza di Roma in un sistema integrato che tenga conto anche del valore rappresentato dalle Vie Francigene del Lazio come possibile modello di sviluppo. Un punto di arrivo importante da cui si dovrebbe ripartire. Perché tornare indietro? 

Enzo Ciarravano è stato responsabile delle Direzione Regionale Beni ed Attività Culturali, Sport. Regione Lazio 2005-2010