L’offensiva del ministro Brambilla di cancellare l’abbinamento Mafia – Italia nelle App Store per l’Iphone è un classico della mente illuminata che vuole domare la complessità a colpi di frustino. Per analizzarlo si applica bene il Teorema di Homer Togni  “Il successo di una iniziativa dipende da quanto frusti chi compra i biglietti per assistere al tuo spettacolo”.
Qui il Ministro senza ministero mena scudisciate all’aria, col rischio di colpire qualche mafioso seduto in parlamento, facendo pubblicità gratuita (gratuità?) al melatelefono.
Italiani pizzaioli? Sì, senza problemi. Pastasciuttari? Pure, senza colesterolo. Ma l’accostamento tra l’Italia e la mafia è troppo, perlomeno finché l’economia mafiosa è solo al 30% del PIL e dunque non ha quella maggioranza che dà rappresentatività e serve a cambiare la Costituzione da sana e robusta in semplice Regolamento di Condominio a gestione familiare.
Il ministro Brambilla sconfigge dunque la parola mafia. Ciò ci riempie di gioia virtuale e fa ben sperare le prossime generazioni che hanno ormai capito che se la mafia non si nomina essa non esiste, come la disoccupazione e la sfiga in generale.
Tolta “mafia” dall’App Store, dopo averla già tolta dai giornali e dal dibattito politico, si provvederà con le altre parole insopportabili: “sinergia” dalle riunioni dei consigli di amministrazione, “riformista” dal vocabolario dell’opposizione, “limoncello” dai conti senza ricevuta fiscale, “traggedia” dal TG1.
Occorre solo scegliere una nuova parola da mettere accanto a “Italia”. Noi amanti della complessità lasceremmo pure la scelta a un brainstorming nell’asilo di Adro ma siamo certi che finito lo scazzo con gli Scazzi, e se non ci saranno giovani rumeni che accoppano donne italiane  (quelli italiani che accoppano le rumene non fanno abbastanza notizia), i “talk sciò” più blasonati daranno al Paese questa fondamentale risposta.
  
Samuel Saltafossi è sociologo della complessità