Il mondo avrebbe dovuto imparare tanti anni fa dalla vittoriosa marcia dei 40.000 Colletti Bianchi della Fiat, che tutto sarebbe andato lentamente cambiando. Quella dimostrazione, che spinse l’industria privata a chiedere un maggiore sostegno da parte dello stato, si è ripetuta e si ripete ancora oggi su tutti i mercati internazionali. Il modello mi sembra che lo si possa chiamare “socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti”. La FIAT lo ha praticato per anni rischiando, nonostante il largo sostegno ricevuto, di andare al collasso, se non fosse stato per un fortuito e fortunato pur non esercitato dalla casa torinese nei confronti di GM, che la fece uscire di colpo dalla crisi. Da lì è storia recente: un’azienda tutta italiana, alla cui guida c’è un italo-canadese che, con valore e risolutezza, ha saputo tracciare le linee per rilanciare l’azienda sui mercati internazionali. Uno sguardo ed una visione poco avvezza ai nostri manager italiani.
Il mondo della cultura e del Turismo si trova ora allo stesso punto, senza più soldi nelle casse dello Stato, privo di politiche di sostegno, abbandonato a sè stesso, in un’economia globale ancora incerta. Non sarebbe grave, ma potrebbe anzi rivelarsi una grande opportunità per fare “Impresa Culturale”, per incominciare ad esportare il nostro immenso patrimonio intangibile – l’unica cosa su cui siamo sicuri che non potremo mai essere copiati- , se da qualche parte emergessero uomini ed idee in grado di risollevare con piglio la situazione in cui siamo caduti. Ma tutto ancora stagna in politiche e visioni non chiare, con lotte intestine e procedure di mercato non sempre così trasparenti. Non riusciamo a risalire, anche perché non è stato ancora toccato il fondo, visto che permangono sacche di liquidità ancora da spremere. Noi Italiani siamo fatti così.
A Marchionne manager e ai suoi colleghi, dalla razionalità fortemente imprenditoriale, chiediamo allora di anticipare e veicolare sui mercati nazionali ed internazionali l’immenso patrimonio che noi possediamo, evitando di ridurre tutto al semplicistico concetto ”Esportiamo il Made in Italy”. Invitiamo invece il Sergio Marchionne amministratore delegato, di non dimenticare il sostegno che l’azienda FIAT, di cui ora tiene le redini, ha ricevuto in passato da quel sistema  che ora biasima.

Stefano Monti è direttore editoriale di Tafter.it