La cultura è stata per troppo tempo utilizzata e strumentalizzata per fini politici e di propaganda. In un epoca di grande cambiamento (in molti si nascondono dietro la parola cambiamento), in cui sarebbe meglio usare la parola “caos”, viene da chiedersi dove sia  finita la politica e se veramente esistano uomini in grado di far riemergere quel senso di Stato e di moralità che è indispensabile per guidare una nazione verso una nuova luce. 
I problemi sono profondi e  insiti principalmente nelle lotte di potere e di controllo, dove correnti cattoliche, antigiudaiche e massoniche stanno da qualche anno lottando per stabilire nuovi limiti e nuovi raggi d’azione di ciascuno. Impera il disordine perché mancano i confini d’azione e quindi una strategia comune che punti a degli obiettivi concreti. A questo si aggiunge un impoverimento dei luoghi dove si fa e si pensa di fare cultura, dei centri di gravità in cui menti illuminate abbiano il giusto risalto.
Si criticano i pensieri delle élite, ma proprio in questi momenti risulta invece necessaria la loro presenza, la loro direzione in grado di ricomporre quei confini, da tratteggiare con attenzione ma anche con velocità.  Un aiuto potrebbe arrivare, perchè no, dal mondo di Internet, da quella rete universale e accessibile che ha annullato il feudalismo degli intellettuali componendo degli epicentri capaci di costruire un pensiero positivo ed attivo. La vita politica di ogni paese è direttamente collegabile alla sua vita culturale e questo è ancora più riscontrabile nel nostro Paese: attraverso questi temi si condizionerà infatti la potenziale crescita del Pil. Perchè un territorio che vuole crescere deve necessariamente cercare di creare delle cerniere che racchiudano pensiero politico (non comunicazione Pubblica), Azione del Pubblico e intervento del privato.

Stefano Monti è direttore editoriale di Tafter.it