Wi Fi Free! Sembra uno slogan libertario ma non è altro che un modo per intendere la connessione ad internet via wireless come un’opportunità che libera opportunità. O meglio: un servizio universale, come alcuni Paesi nel Nord Europa ( Finlandia in testa) hanno sancito.
Eppure questa libertà d’accesso è stata negata dal 2007 con un Decreto Pisanu che per esagerati motivi di sicurezza ha imposto una rigida procedura di riconoscimento dell’identità di chi utilizzava i sistemi wi fi.
L’attuale Ministro dell’Interno Maroni è giunto finalmente (non è mai troppo tardi) alla conclusione di ovviare a queste astruse pratiche d’inibizione dell’accesso, dopo un consulto con i servizi di sicurezza d’Israele che la sanno lunga in termini di antiterrorismo. Il quel Paese il wi fi è libero e la schedatura degli utenti é ritenuta non efficace.
Il 2011 si aprirà così con l’apertura degli accessi ad internet in wireless: chiunque potrà connettersi ad un hot spot senza bisogno di farsi identificare attraverso un documento di identità.
Un piccolo passo verso quell’idea di Paese normale che troppo spesso appare una chimera per via di un mix micidiale di inadeguatezza-burocrazia-strategie industriali controverse. Sono proprio queste ultime il nodo più stretto: lo sviluppo della banda larga e della facilità d’accesso wi fi sono stati ostacolati da quella politica del broadcast televisivo che per imporre (con tempi serrati, anticipando tutta Europa) il digitale terrestre ha sacrificato le pari opportunità d’accesso alle risorse della comunicazione interattiva su cui si sta muovendo il generale sviluppo dei sistemi-paese.

Carlo Infante è libero docente di “Performing Media” e managing director di Urban Experience