Se, nelle prossime ore, le indiscrezioni verranno confermate, il social network numero uno al mondo diventerà anche il primo servizio di e-mail per numero di utenti: ma cosa c’è oltre il dato statistico?
Fino ad ora l’e-mail ha rappresentato l’unico strumento utilizzato per validare la nostra “identità” in rete; se, per esempio, dimentichiamo una password di accesso ad un sito/servizio, nella quasi totalità dei casi l’unico modo per riattivare l’accesso è tramite l’e-mail.
La sua finalità originali – scambiare informazioni – è stata da tempo superata da altre forme di comunicazione: chat, instant messagging, SMS fino a Twitter e, naturalmente, i vari strumenti di interazione di Facebook. Pertanto, a differenza della Gmail di Google, Facebook non è interessata ad analizzare i nostri messaggi per calibrare annunci pubblicitari ad personam, piuttosto vuole concentrarsi su qualcosa di più profondo: diventare l’autorità che decreterà la nostra identità digitale.
Secondo le condizioni generali di servizio di Facebook non è accettabile avere più di un account, neanche per differenziare azioni relative alla sfera professionale da quelle relative alla sfera privata; a fortiori, multiple utenze private verranno disattivate unilateralmente e l’utente potrebbe essere esiliato.
Oggi essere “banned” (banditi) da Facebook significa ritrovarsi a vivere come un paio (al massimo 6) di anni fa: non sapere più che la compagna delle elementari, con cui non si è ancora scambiato neanche un saluto di 4 lettere, sta cambiando i pannolini al secondo di 3 figli di cui comunque preferiamo continuare ad ignorare l’esistenza.
Presto, se la fagocitazione di Internet da parte di Facebook proseguirà a questo ritmo, non essere autenticati sul Social Network potrebbe renderci apolidi raminghi della rete, esclusi dall’era post-WEB.

Gabriele Morano è esperto in new media e mobile entertainment