Si riattivano le frontiere per il futuro e sicuramente l’IBM è uno dei soggetti internazionali più attenti. Prima infatti è stata la grande azienda più attenda al fenomeno dell’open source, ed oggi entra nel mercato del Cloud computing inaugurando un centro di ricerca a Roma in zona Torrino.
Il concetto di Nuvola si sviluppa a sud della capitale sia in termini fisici (con il progetto avveniristico di Fuksas) che virtuali, anche se dovranno essere chiariti alcuni aspetti fondamentali, specie quelli legati al mercato e alla sicurezza della Rete.
Il clouding è sicuramente un approccio che svincola l’utente dall’evoluzione del software e dell’hardware in quanto tutto lo sviluppo e l’avanzamento tecnologico è demandato al gestore con il conseguente alleggerimento dell’utente il quale avrà il solo onere di alimentare e gestire un bocchettone periferico.

Il problema, però, come per tanti prodotti innovativi, è il mercato. Una macroanalisi di segmenti porta infatti ad affermare che:
 – la grande impresa non delega la gestione dei propri dati e già usa un approccio clouding all’interno della rete aziendale;
 – la piccola  impresa, che potrebbe potenzialmente essere il cliente ottimale, soffre invece di un gap di conoscenze informatiche  e spesso ha a disposizione una banda poco larga;
 – il consumatore, o meglio l’utente finale, ha bisogno di un approccio semplificato e dovrebbe trovare dallo stesso fornitore rete, servizi ed assistenza, servizi che, viste le inefficienze riscontrate finora, dovrebbero essere accompagnati da una garanzia di prossimità.
Al tutto si dovrebbe poi aggiungere una ridondanza di strumenti di garanzia e di data center.
Non dimentichiamo, inoltre, che il clouding può essere visto, specie dagli sviluppatori indipendenti, come una forma troppo libera di cessione di contenuti e di delega all’informazione alla Rete che, come ha dimostrato WikiLeaks, rimane comunque molto vulnerabile.
Lorenzo Lener è direttore dell’incubatore d’impresa del Polo dell’innovazione di Novara