L’esito del voto di fiducia in Parlamento, lungi dall’offrire una soluzione all’attuale momento di crisi istituzionale, sembra anzi rinfocolarne la virulenza. In questa situazione, affrontare temi quali il futuro della cultura e della formazione in Italia in uno scenario di scontro sociale in progressiva radicalizzazione sembra abbastanza velleitario.
Eppure, l’unica concreta via di uscita dall’attuale impasse, e soprattutto l’unico modo per non arrivare ad una radicalizzazione davvero distruttiva dello scontro in atto, è proprio quella di proporre un progetto di futuro nel quale il nostro paese possa riconoscersi, sviluppare progettualità, ricostruire forme di con-senso più in linea con una cultura democratica matura e quindi autenticamente e non retoricamente partecipativa e inclusiva. E non c’è dubbio che la cultura e l’educazione dovranno essere una colonna portante di questo progetto. Come dimostra l’attualità internazionale, c’è una crescente percezione del fatto che è da qui che passeranno le opportunità del futuro, a livello individuale e collettivo – ed è su questo tema che, in tutto il mondo, le ultime generazioni sentono il bisogno di far sentire la propria voce.
La cultura italiana ha una grande occasione, in questo momento, per dare un contributo reale ad un momento così oscuro della nostra vita e della nostra coscienza democratica: è questo il momento per tornare a ragionare concretamente sul futuro, anticipando i rituali della politica e possibilmente prendendoli in contropiede, e non seguendone le logiche perverse, assecondandole e quindi, in ultima analisi, venendo meno ad una delle diimensioni più decisive e meno delegabili del proprio ruolo. Non è sufficiente dire ciò che non si vuole: è il momento di dire forte qual è il futuro in cui ci riconosciamo.

Pier Luigi Sacco è Professore ordinario di Economia della Cultura, Università IULM di Milano