Economia della cultura e cultura dell’economia trovano un posto di grande rilievo nell’attuale settore dell’editoria italiana.
La storia di Minimum Fax, dagli anni ’90 ad oggi, ha subito tanti e radicali cambiamenti tra cui il maggiore quello del crollo del muro di intransitività fra editore e lettore, dovuto alla rete che andava creandosi, sempre più fitta. Messaggi, consigli, critiche, suggestioni di ogni genere fanno sentire addosso all’editore il fiato sul collo dei lettori appassionati. Ecco dunque che il mestiere dell’editore si trasforma, diventa importantissimo ascoltare e tramonta quel ruolo sacralizzato che fino ad allora che vedeva somministrare dall’alto verso il basso cultura “necessaria” alla salvezza dal peccato originale del non aver letto o del non aver letto ancora.

Il patrimonio di questo stimolo continuo da parte dei fruitori delle attività culturali ci ha indicato naturalmente la strada per la sopravvivenza, in un settore a rischio come quello dell’editoria indipendente: seguire tutti i linguaggi in trasformazione e non chiuderci in un rapporto monomaniaco con la sola letteratura. La narrativa contemporanea, come il jazz, come le arti figurative, come il cinema d’avanguardia, come il teatro esprimono tutte in linea orizzontale gli stessi sentimenti sociali, la stessa voglia di liberarsi dai canoni preesistenti, di non subirli in maniera passiva. Questo necessario strabismo mette l’editore nelle condizioni di sentire meglio le trasformazioni sociali per poter tracciare delle linee di ricerca che corrispondano al bisogno di consumo culturale che il pubblico, sempre più attento ed esigente, esprime. La cura maniacale dei dettagli, poi, nella cura del testo, delle grafiche, dei piani di comunicazione e di preparazione dell’attesa, crea una sorta di flusso inverso di attenzione da parte dei lettori che genera di per sé la loro comunità in espansione virale, quindi un mercato possibile.
Il momento di difficoltà sociale e economica impone questo aumento di percezione dei movimenti culturali e di sensibilità per la loro evoluzione. Nel contempo i lettori forti hanno esigenze sempre più alte per lo standard qualitativo perché meno soldi si hanno, meglio li si vuole spendere. In questo le case editrici di ricerca, cosiddette indipendenti, che danno comunque un senso alla libertà di stampa non limitandosi a processi di nastro industriale, mediante questa necessaria esigenza di qualità, paradossalmente avranno una chance in più.
Per l’anno a venire, dunque, non esisterà un management culturale efficace che non parta da queste necessarie considerazioni legate al nostro tempo. Compiacersi delle cose che hanno già funzionato mentre la società cambia velocemente è il modo migliore per portare al fallimento la proposta editoriale.

Daniele di Gennaro è fondatore e amministratore unico della casa editirice Minimum Fax