In un momento di grandi dibattiti e polemiche sullo stato attuale del patrimonio culturale e sul futuro della gestione dei nostri beni culturali, inutile e costoso fardello per alcuni, opportunità non sfruttata di creazione di ricchezza economica per altri, arriva una notizia importante: il gruppo Tod’s contribuirà con 25 milioni al restauro del Colosseo.
E’ una bella notizia sotto tanti punti di vista:
– E’ un investimento importante in termini di consistenza economica. L’ammontare medio dei contributi privati ad iniziative culturali è oggi ridicolmente basso e il fatto che una sola impresa si impegni per 25 milioni di euro è un segnale chiaro di riconoscimento dell’importanza di un monumento simbolo per il nostro paese. Allo stesso tempo, i 25 milioni di euro sono destinati al restauro di un solo monumento; per quanto si tratti di tanti soldi sono una goccia nel mare del fabbisogno di risorse necessarie per garantire la conservazione dei 419 istituti statali attualmente aperti (più di 858.000 mq di superfici rilevate su 335 istituti, più di 350.000 mq di superfici espositive, quasi 12 milioni di mq di aree archeologiche) e la tutela di più di 50.000 beni vincolati.
– È una cifra impegnata da un attore privato sul restauro. Il coinvolgimento dei privati su attività di valorizzazione (come l’organizzazione di mostre) è ritenuto un investimento più appetibile perché più redditizio in termini di ritorno di immagine; il fatto che Tod’s sia coinvolto nell’attività di restauro limitando l’esposizione del proprio marchio sul Colosseo indica che è possibile immaginare un coinvolgimento degli attori privati che vada al di là del puro sfruttamento d’immagine. Non puo’ esserci valorizzazione, se il bene non è stato adeguatamente conservato;
– Il restauro riguarda il Colosseo, uno dei monumenti più noti e importanti del nostro paese; è evidente che sarebbe stato ben più difficile coinvolgere un’impresa privata nel restauro dei moltissimi monumenti che caratterizzano il paesaggio italiano. Dal punto di vista strettamente economico, il ritorno dell’investimento sul Colosseo è maggiore rispetto a quello su siti minori; ma il valore del nostro patrimonio sta appunto nell’essere diffuso. E il fascino della città di Roma sta nel Colosseo, inserito in un paesaggio urbano straordinario per ricchezza e varietà di monumenti e di epoche storiche rappresentate.
E’ una bella notizia perché segnala la speranza che si possa riunire in un gioco a somma maggiore di zero alcune eccellenze riconosciute a livello internazionale: un’impresa di punta che opera in un settore di punta, un’istituzione di riferimento nel mondo per la conservazione del patrimonio culturale, impegnate nella conservazione di uno dei luoghi simbolo dell’Italia. Non ci può essere genuina collaborazione pubblico privato se le due parti non sono forti e non riconoscono le reciproche competenze. E quel che si legge sul programma di lavoro rispetta le legittime attese dei turisti, ma anche dei cittadini, che possono godere delle suggestioni del Colosseo senza la vista delle pubblicità.

Paola Dubini è Professore Associato di Economia Aziendale Università Bocconi  e vicedirettore Centro ASK – Università Bocconi