Dopo “l’aggressione” dello scorso anno alla lirica, il governo finalmente mostra segni di sensibilità. Il neo ministro Galan porta a casa subito un risultato (frutto della questua precedente naturalmente), che dovrà adesso essere gestito con intelligenza. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il regolamento attuativo che prevede l’istituzione dell’autonomia speciale per le fondazioni liriche virtuose. È un passo importante verso la prassi meritocratica e responsabilizzatrice di cui le istituzioni culturali hanno molto bisogno.
Adesso è necessario capire bene quale sia la corretta interpretazione dei sette parametri giudicati necessari per l’assegnazione dello status. Diversi di quelli diffusi sono infatti qualitativi ed opinabili, soprattutto relativamente connessi con il merito gestionale. Mentre risultano pertinenti il peso delle entrate proprie a bilancio, tra mercato e sponsor, cosa c’entrano la storia o la rilevanza internazionale? Le debolezze sono sugli aspetti gestionali e il rapporto con il personale dipendente, sui quali aspetti però si può essere liberi di intervenire solo con la status di autonomia. Non condivido in questo senso la scelta del pregresso sul pareggio del conto economico. Se lo status serve a far crescere gli operatori, a dargli la possibilità di migliorarsi e fornire prodotti e servizi culturali con maggiore efficienza organizzativa ed efficacia produttiva – come è la possibilità della contrattazione autonoma del personale – come faccio senza i poteri adeguati? Oggi gioiscono solo due fondazioni. E le altre? Come faranno per uscire dall’impasse? Ti do la penna solo se sai già scrivere; ma se questa non ce l’ho, come posso imparare a farlo?

Fabio Severino è vicepresidente dell’Associazione per l’Economia della Cultura