Sono belle le liste. Noi sociologhi della complessità leggendo la vostra lista della spesa al supermercato siamo in grado di stabilire quanto vivrete e se il sacchetto ecologico vi si spaccherà all’uscita sfracellando le uova sui vostri bei sandali scamosciati; con la lista delle vostre ex possiamo fare previsioni precise sulla caduta del vostro ultimo capello e sul perché evitate i luoghi affollati; dalla vostra lista di nozze possiamo capire ogni cosa sul vostro desiderio di affetto e sul vostro disinteresse per i sacramenti. 
Se poi qualcuno sceglie i 150 libri più significativi per l’editoria italiana e ne fa una lista ci buttiamo a capofitto nel capire cosa significhino, se siano forieri a tsunami, afasie collettive, sabba di congiuntivi, o anche della rivalutazione della bietola campestre o del sigaro toscano bio.
Con cotanta lista tra le mani, lo abbiamo subito notato anche noi: nelle scelte della Fiera del Libro manca del tutto l’editoria cattolica.
Ci siamo meravigliati. È una causa o un effetto? E di che cosa? Perché non è stato riconosciuto un ruolo di tale rilevanza? Chi è stato il peccatore e, soprattutto, quale fu il peccato?
Sfortunatamente mentre ci chiedevamo tutto questo sono arrivati i gianduiotti accompagnati dal barolo chinato e, travolti dall’evidente priorità dei nuovi argomenti, siamo passati a altro tema.

Samuel Saltafossi è sociologo della complessità