1000, 900, 800, 700, 600. Non è il count down dello Shutlle ma la regressione del numero di aziende del distretto vicentino orafo negli ultimi anni. E così a seguire gli altri distretti italiani, siano Valenza o Arezzo. Crisi, crisi pesantissima. Questo è un passato presente. Il sistema orafo è rimasto bloccato per decenni all’interno di un mondo autoreferenziale, incapace di rinnovare una straordinaria tradizione. Un sistema che non ha letto i segnali, lapalissiani, di cambiamento del consumo.
Tutti bloccati a produrre e lavorare migliaia di tonnellate di oro, per mondi che già non esistevano più e che richiedevano catename e collanine per comunioni e battesimi che già non si facevano più. Tutti a copiare e non a creare. Tutti a incassare e non a prevedere. C’è stata  una mancanza di investimento nel design vero. I disegnatori erano i figli, le nipoti, le mogli. Va aggiunta una miopia di relazione con il sistema moda, che si è preso la sua rivincita. Una incapacità di leggere l’evoluzione del consumatore e del gusto, che lasciava per sempre il dopoguerra e pure gli anni Ottanta.
Questi sono anche i temi da cui ripartire.
Bisogna investire in modo consapevole in creatività, ovvero sviluppare un proprio brand con una precisa identità stilistica e un preciso posizionamento di mercato. è difficile, ma non rimane molto altro. Lavorare sulla contemporaneità del consumatore evoluto di oggi e trovare nuove modalità di distribuzione.
La vecchia, classica, oreficeria di paese è morta per sempre. Oppure è diventata schiava dei grandi marchi della moda e del lusso.
Mettere a disposizione di chi ha stile (e distribuzione) la propria capacità produttiva. Come succede in Riviera del Brenta per la calzatura. Perchè se abbiamo ancora, forse, il saper fare, non abbiamo ancora il savoir faire.

Cristiano Seganfreddo è direttore e ideatore di Innovetion Valley, network di aziende creative italiano e di Fuoribiennale.