La collocazione del turismo nell’organizzazione della macchina burocratica, come è noto ai più, ha vissuto nel tempo diverse reincarnazioni. Prima con lo sport e con lo spettacolo, poi alle attività produttive, o allo sviluppo economico che dir si voglia, e ancora presso la Presidenza del Consiglio con contaminazioni culturali in alcune brevi epifanie. Giunge ora questa proposta della Fiavet, cioè degli agenti di viaggio, di dar luogo a un dicastero tricefalo con turismo, beni culturali e made in Italy. L’idea pare niente male. Ma è proprio da scartare la suggestione di accorparlo invece al di recente resuscitato ministero della Salute? Magari si potrà trovare più facilmente una cura miracolosa per riportare il settore nell’agenda delle priorità del nostro Paese. Oppure, in subordine, potremmo farne un dipartimento  all’interno delle Politiche Agricole, dopotutto cibo e vino sono tra i driver più forti a supporto dell’incoming. Certo il rischio è che al ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare vista la grande crescita del turismo verde rimarrebbero con l’amaro in bocca vedendosi esclusi; senza trascurare che, alla fine, la spiaggia è sempre una tentazione irresistibile per i vacanzieri agostani (“con le pinne, fucile e occhiali” diceva la canzone).
Insomma un rebus inestricabile questo turismo, tirato dal centro alla periferia e sballottato da un ministro all’altro, un pezzo di puzzle che non trova collocazione stabile da nessuna parte.  Ma tutto sommato non è un gran problema, andremo avanti lo stesso con la inveterata arte di arrangiarci aspettando che passi la nottata. Come sempre, in attesa della prossima idea.

Massimiliano Vavassori è Direttore del Centro Studi Touring Club Italiano