Le roi est mort, vive le roi!
La recente assemblea dello ICANN ha deliberato una rivoluzionaria novità per il  mondo del world wide web per l’anno 2013.
Viene meno l’obbligatorietà di “passare” attraverso la strettoia di un  punto-com, punto-it, punto-qualcosa, e sarà possibile collegare i portali a…sé  medesimi, in quanto le grandi organizzazioni potranno depositare “TLD” dettati  dal solo limite della loro fantasia. Con un’avvertenza: il costo è di circa 140.000€ ciascuno.
Insomma, briciole rispetto ai budget pubblicitari delle grandi aziende, ma  traguardo irrealistico per i privati, o per il mondo del no profit. Possiamo paragonare la decisione alla “liberazione” dei numeri di targa…  ciascuno può ora farsi il proprio.  Ma il “registro” rimane, coordina e verifica, percepisce, accentra a livello globale tante funzioni che, con i suffissi territoriali, sono delegate ad autorità locali.
Possiamo immaginare cosa sarà la rete senza la mediazione, categorizzante (e pertanto indicativa), degli “edu”, “org”, “com”, “gov” eccetera?
Da un lato, sembra che la ricerca di un’azienda non necessiterà più della mediazione di un “motore di ricerca”, in quanto il nome apparirà direttamente dal browser; dall’altro lato, mai come ora i “motori” si sono focalizzati invece al “bagaglio”, al contenuto, raccogliendo e distribuendo sempre più contenuti propri, come nel settore dell’audiovideo e degli e.book.
Più facilità d’uso e libertà per gli utenti, insomma? A chi scrive pare, piuttosto, più probabile un “rovesciamento” di procedura, ove l’utente viene convertito in consumatore.
Immagino infatti che pur partendo da un qualsiasi contenuto, si verrà “traghettati” o “pescati” fino al “portale monomarca”, mentre ora ci si attende, viceversa, che la navigazione parta dall’alto, dalla “home”, e da questa discenda poi al contenuto.
Come ogni riforma, predirne gli effetti implica uno sforzo di fantasia privo di qualsiasi attendibilità scientifica. Le novità tecnologiche spesso emergono per loro aspetti, imprevisti dall’inventore. Si pensi agli SMS, concepiti one-to-many per diramare allarmi o comunicati aziendali, e diventati invece tra i massimi veicoli di sociabilità tra i teenagers, oltre che la prima voce economica di reddito per le compagnie telefoniche.
Vedremo dunque tra qualche anno gli effetti concreti, ma lo vedremo attraverso nuovi strumenti, apparecchi e prassi di uso, che ancora non conosciamo.  
Certamente, se alcuni da anni gridano che Internet è morta e che bisogna pensare al web 2.0, con questa novità arriveremo a 3.0 …senza nemmeno il suffisso “web”.

Paolo Bergmann è avvocato esperto in diritto d’autore