I tempi stanno cambiando ed il modo in cui i visitatori fruiscono il patrimonio culturale è molto diverso dai decenni passati. Il nostro paese trattiene la sua forza nella sua immensa capacità di essere immobile rispetto al futuro – mi permetto per una volta di non usare la parola innovazione- e di riuscire in ogni manovra economica a riportare il paese in una situazione che non soddisfa nessuno, ma non insoddisfa pienamente nessuno, riuscendo a far navigare il tutto in acque dove si galleggia a stento ma non si annega. Togliendo un po’ qua e un po’ là.
Eppure la difficoltà non è recente ma è un problema atavico che attanaglia il paese da ormai troppi anni.
Anche nell’ultima manovra finanziaria non si è toccato il problema vero: tagliare il superfluo. Abbiamo più di 120 province con deleghe minime sul territorio, comunità montane che, la maggior parte delle volte non fanno sistema, oppure lo fanno ma a sé stante dal territorio, e ancora tanti altri enti inutili ridotti esclusivamente a luoghi deputati a dare occupazione o ad esprimere voti. Da chi vanno poi questi enti a piangere miserie? Come è ovvio, dalle Regioni, dato che molti di loro vivono di trasferimenti.
In questo complesso Risiko municipalistico vinceranno, o per meglio dire, sopravviveranno, solo gli enti pubblici che riusciranno, durante il prossimo triennio, a rispettare il patto di stabilità o a “vessare” con più forza i propri cittadini. Non chi prenderà in mano il proprio territorio cercando di capire come poterlo stimolare, come poter incentivare impresa e nuove aperture di partite iva.
Il rilancio del nostro territorio parte dalla capacità dei giovani e anche dei meno giovani di continuare a credere nelle proprie capacità, nella volontà di raccontare e fruire lo spazio locale, stimolando l’ attività d’impresa in grado di rilanciare la produttività del nostro paese. Da qui si dovrebbe ripartire.

Stefano Monti è direttore editoriale di Tafter.it