Complici la bella stagione e la scarsità di notizie che di solito caratterizza i mesi più caldi dell’anno, quello che poteva essere un semplice articolo da relegare nelle ultime pagine dei quotidiani locali, si è trasformato in un caso nazionale. Protagonisti di questa insolita vicenda di fine estate sono il Duomo di Firenze e la possibilità di visitarlo saltando la fila, grazie all’acquisto di uno speciale pass al costo di 7 euro.
Ciò che mi stupisce, leggendo i resoconti e i commenti riportati su alcuni giornali, è che a destare scalpore sia stata proprio la decisione di introdurre una nuova tariffa, appositamente pensata per chi non desidera restare in coda a lungo, ma preferisce spendere qualcosa in più per avere un accesso immediato al monumento che si accinge a visitare. Tale pratica, infatti, non è né inedita né estranea al patrimonio artistico e culturale italiano, che in molti casi prevede un costo aggiuntivo, rispetto al biglietto d’ingresso, per usufruire di un servizio che consente al visitatore di poter godere di una corsia preferenziale.
Ciò che, invece, mi ha lasciato perplessa sono due dettagli da cui traspaiono alcuni punti poco chiari di un’iniziativa che, almeno sulla carta, presenta numerosi vantaggi, non solo per i fruitori ma anche per coloro che gestiscono i monumenti dell’Opera del Duomo. Il primo riguarda la percentuale del costo complessivo del pass destinata all’Opera del Duomo, pari ad appena 50 centesimi a fronte dei 7 euro pagati per l’acquisto di ogni singola tessera; il secondo ha a che fare con la strana coincidenza del lancio quasi simultaneo di due iniziative molto simili: recentemente, infatti, è stata introdotta nella città di Firenze una card della durata di tre giorni che, per 50 euro, permette di visitare 33 dei più importanti luoghi della cultura cittadini, evitando lunghe ed estenuanti code.
La domanda anzi le domande sorgono spontanee. Perché l’Opera del Duomo ha scelto di affidare la gestione di un servizio, che potrebbe riscuotere un grande successo, ad una società terza per un compenso tanto irrisorio? E soprattutto perché l’amministrazione comunale non ha previsto fin dall’inizio di includere, tra i luoghi d’interesse culturale inseriti nella Firenze card, anche i monumenti dell’Opera del Duomo – che richiamano ogni anno migliaia di turisti -, dichiarando solo ora che è sua intenzione farlo entro il 28 settembre, tra mille polemiche e perplessità?
Difficile non rassegnarsi all’idea che la cultura in Italia stenterà sempre a funzionare.

Vittoria Azzarita è caporedattrice di Tafter Journal