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In quella che dovrebbe essere la sua ultima edizione come direttore (ma molti sono pronti a giurare in un prolungamento dell’incarico di almeno due anni) Muller sembra aver lottato contro la gigantesca metafora che la terrazza del Casinò del Lido offre agli spettatori, quella della desolante voragine di amianto del cantiere del Nuovo Palazzo del Cinema che tutti ormai sanno essere destinato a restare un enorme cratere che ingurgita tutto.
Così, come per assecondare l’entusiasmo del Presidente della Biennale Paolo Baratta di fronte al restauro integrale della Sala Grande, Muller e i suoi hanno puntato su un concorso sfavillante e su una sezione, Orizzonti, che ha finalmente trovato il suo spazio e la sua identità.
Il concorso, studiato come per allontanare il ricordo della discutibile selezione dello scorso anno, ha ritrovato la sua centralità soprattutto come luogo di scoperta o di sanzione del cinema contemporaneo più interessate.
Autori affermati come David Cronenberg, Roman Polanski, Todd Solondz, vengono accostati a piccole promesse (che non molto, invero hanno da dimostrare) come Andrea Arnold e Steve McQueen. Mentre Orizzonti, che fin dalla scorsa edizione è stato ridefinito e ritarato secondo le esigenze di un pubblico curioso e pronto alla sperimentazione, presenta quest’anno la selezione più “ibrida” di sempre con lungometraggi di artisti come Nicolas Provost o Amir Naderi e cortometraggi di visionari come Matthias Muller e Christoph Girardet.
Accanto a questi Clooney, Madonna (due red carpet che è riduttivo definire sfavillanti) ed un esercito di italiani (la sezione Controcampo ha raddoppiato i film e ben tre, Comencini, Crialese e il fumettista Gipi nella competizione ufficiale) per unire cinema main stream e nuove ricerche di linguaggio. Il pubblico, e la stampa, per ora sembrano apprezzare, tutti incuriositi ed eccitati per un’edizione, la 68°, che almeno sulla carta, conferma Venezia come uno degli appuntamenti cinematografici più importanti al mondo.
Massimo Galimberti è critico, saggista, dottore di ricerca e docente di cinema presso l’Università degli Studi dell’Aquila. Lavora come selezionatore e organizzatore di festival internazionali.