Quando si affronta il tema della Privacy, viene immediatamente evocato lo spettro del controllo centrale Orwelliano, tuttavia non è questo il maggior rischio per i soggetti esposti.
La Privacy, in effetti, è pressoché nulla quando ci si riferisce al rapporto Stato – Cittadini, eppure, per i paesi liberi, questo non rappresenta un ostacolo alla vita ed alla prosperità della comunità.
Questo perché lo Stato non può avvalersi delle informazioni sensibili acquisite per trarne un vantaggio competitivo sleale. Non è lo stesso per entità private che potrebbero usare dati riservati per elaborare azioni personalizzate per ogni individuo, instaurando discriminazioni inaccettabili in una società democratica.
Infine, il rispetto della Privacy tra individui è spesso legato a motivazioni di sicurezza personale e patrimoniale, basate sull’assunto che il rischio è proporzionale all’esposizione; anche in questo caso l’accesso ad informazioni sensibili potrebbe dare un vantaggio ulteriore o determinante ai malintenzionati.
Quindi la tutela della Privacy andrebbe imposta dallo Stato verso tutti i soggetti, garantendo ai cittadini la possibilità di modulare la propria esposizione in modo dettagliato e dinamico, implicando la possibilità di revocare concretamente le concessioni fatte tramite un sistema centralizzato: una “anagrafe della privacy”.
Ribaltando il punto di vista, è altresì chiaro che dovrebbe annullarsi anche la Privacy dello Stato nei confronto dei Cittadini, implementando modelli di gov 2.0 dove è la trasparenza a garantire la sicurezza e la salute dell’apparato pubblico.

Gabriele Morano è esperto in new media e mobile entertainment