E’ difficile dare giudizi sull’attuale situazione di crisi delle fondazioni bancarie, le cui cause sono molteplici e complesse. Ma forse non è troppo presto per porsi qualche interrogativo.

1.  E’ forse  giunto il momento per un ripensamento  di fondo del ruolo delle fondazioni bancarie?
La grave crisi dei mercati finanziari ha messo in ginocchio alcune fondazioni. Può essere l’occasione per interrogarsi sulla propria vocazione: continuare a fare i banchieri e svolgere attività filantropica parallelamente, o diversificare il patrimonio, uscire dal sistema bancario assumendo un ruolo di istituzioni con una vocazione filantropica  decisamente predominante?

2. Quanto è giusta la dipendenza di migliaia di istituzioni culturali e sociali dall’attività filantropica delle fondazioni stesse?
E’ equo, è accettabile che la sopravvivenza di migliaia di istituzioni culturali e sociali sia subordinata alle erogazioni di istituzioni private?  Quanto è fragile la cultura italiana?   Ed ha senso rimandare un ripensamento su un problema strutturale di fondo del sistema “cultura”?

3. Come elevare il moltiplicatore sociale attraverso le erogazioni?
In una società che evolve le fondazioni bancarie non erogano solo denaro, ma diventano incubatori di idee, vere e proprie “fucine del pensiero”.  In questa logica ha ancora senso erogare il denaro attraverso lo strumento dei bandi come si fa attualmente? Oppure occorre ripensare l’aiuto ai richiedenti, massimizzando l’impatto dei propri investimenti e privilegiando la creazione di modelli sostenibili anche attraverso l’apporto congiunto di risorse economiche e competenze imprenditoriali?

4. Nuove partnership a livello italiano ed estero per reagire alla crisi?
Forse una via per uscire dalla crisi può essere quella di rafforzare le collaborazioni, abbandonando gradualmente la territorialità degli interventi, ricercando ancor più sinergie con realtà filantropiche italiane ed estere. L’azione filantropica infatti, che permette di superare localmente difficoltà dovute alla mancanza di risorse finanziarie, evolve a “buona prassi” quando induce ad un riassetto del percorso istituzionale filantropico da parte delle fondazioni che tiene conto di tutte le variabili di sistema nazionali ed internazionali, quindi con una valenza politica dichiarata, voluta, quando necessario provocatoria, e propositiva rispetto alla logica dello stato.

5.  Le fondazioni bancarie non sono quelle istituzioni che meglio di ogni altre possono promuovere la nascita di un sistema statistico adeguato, trasparenza nella comunicazione e good governance?
In Italia il sistema statistico delle fondazioni mostra gravi carenze: l’ultima indagine Istat è del 2005, il Centro documentazione fondazioni non funziona da anni, la comunicazione verso i richiedenti da parte del sistema fondazioni è fortemente deficitaria. In un momento di crisi come questo, se le fondazioni bancarie sono costrette a ridurre drasticamente le erogazioni, sarebbe un bel segnale se per compensazione si riattivassero tutti quei canali di comunicazione ed informazione che permettono ai richiedenti di sostenere i loro progetti attraverso fonti finanziarie alternative.

Elisa Bortoluzzi Dubach, italiana, è docente universitario e consulente di Sponsorizzazioni e Fondazioni