Antico e moderno si fondono nel leggendario teatro moscovita restituito alla città dopo un controverso restauro durato 6 anni, con costi lievitati all’inverosimile. Il tempio della danza dove sono nati Nijinsky e Baryshnikov ha alle spalle una lunga storia segnata da incendi, ricostruzioni, chiusure, riaperture gloriose.
Ma il “grande teatro” non è immune ai mali che affliggono la Russia contemporanea. Così, in un susseguirsi di dimissioni, imputazioni, sfide architettoniche e scandali per l’aumento dei costi sino a 16 volte il budget previsto, la magia del Bolshoi si rinnova. La superficie calpestabile è raddoppiata, la fossa dell’orchestra è ampliata, sostituiti la falce e martello con l’aquila bicefala zarista tornata a volare dopo il crollo dell’Urss, ripristinati i mosaici veneziani e le tappezzerie in seta ricamata, ricoperti con cinque chili d’oro i decori. Ma non basta. Il palcoscenico è dotato di due piattaforme mobili, necessarie per migliorare la capacità produttiva del teatro; l’isolamento acustico è realizzato con lana minerale a base di vetro riciclato che assicura eccellenti performance acustiche ed è incombustibile e riciclabile al 100%. Finanziato all’80% dalle casse dello Stato, il tempio del balletto russo, che fu dapprima palcoscenico-vetrina dell’Impero e poi svago per la nomenklatura, diventa oggi il simbolo identitario per eccellenza della nuova Russia, in grado di posizionare il ricco patrimonio musicale nazionale nel contesto del cambiamento culturale della società russa. Nonostante le pesanti ombre e la permanenza di una forte influenza politica nell’andamento gestionale, negli ultimi anni il Bolshoi ha stabilito collaborazioni produttive con l’Opera di Parigi, la Scala di Milano, il teatro d’Opera polacco e la Bayerische Staatsoper. Ha indotto il pubblico ad assistere a progetti educativi; ha adottato nuovi sistemi di comunicazione, diffusione della musica ed espansione del pubblico, in linea con il suo ruolo sociale. Già nel 2010 una collaborazione con il gigante mondiale della produzione filmica Gaumont-Pathé gli aveva assicurato la presenza in 300 sale cinematografiche in 12 Paesi, tra cui Canada, Stati Uniti, Italia, Repubblica Ceca, Germania e Francia. Così il Teatro si appresta ad essere un nuovo centro internazionale di cultura musicale.
Il Bolshoi riserva sempre sorprese. Staremo a vedere.

Alessandra Puglisi è economista della cultura