“Siamo il 99%” è uno degli slogan più suggestivi gridati dai giovani indignados che hanno sfilato nelle principali città europee. Uno slogan che veicola un messaggio forte: le battaglie portate avanti dalle nuove generazioni non rappresentano minoranze, illuminate o più arrabbiate, ma una condizione di esclusione dai processi economici e sociali della società odierna che riguarda la gran parte dei giovani. Ma questo è vero? Noi della SVIMEZ abbiamo presentato in una recente Audizione alla Commissione lavoro della Camera uno studio sulla condizione dei giovani sul mercato del lavoro che ci offre un quadro drammatico.
Su 100 italiani di età compresa tra i 15 e i 34 anni (considerando l’anomalia  italiana che anche i trentenni sono da considerare giovani!) la quota di coloro che hanno un lavoro a tempo stabile (dipendente o autonomo) è appena il 34%. Tra i  restanti 2/3 della popolazione giovanile circa  il 10%  ha un lavoro precario mentre oltre il 55% è estraneo al mercato del lavoro. Se consideriamo le sole regioni del Sud, la quota degli occupati scende ad appena 24%, cui si aggiunge un 7% di precari;e i potenziali indignati raggiungono il 70% di questa generazione. Se escludiamo gli studenti, rimangono milioni di giovani italiani (oltre 3 milioni) che galleggiano in un’area grigia tra l’inoccupazione e il lavoro nero; ragazzi che non solo non percepiscono alcuna attenzione dal sistema formativo e di welfare italiano, ma per i quali non abbiamo neanche una definizione statistica.
Una generazione scomparsa che, anche per il deficit di rappresentanza politica e sindacale, ha cominciato ad “apparire”, come fantasmi minacciosi, nelle piazze in queste settimane. Non sono “black bloc” ma non sono neanche un “blocco sociale” omogeneo in grado di elaborare strategie e vie di uscita da proporre al Paese. Dobbiamo avere chiaro che sulla capacità di ridefinire il nostro modello di convivenza intergenerazionale si giocano le possibilità di futuro dei nostri sistemi economici e degli stessi processi di rappresentanza democratica. Insomma sono tanti i giovani nelle condizioni di indignarsi, non sono ancora il 99%, ma sono destinati a diventarlo.

Luca Bianchi è vicedirettore della SVIMEZ, Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.