E dunque ritrovano un Velasquez che stavano per svendere a 300 Sterline e ci guadagnano 3 milioni di Euro; si sono dovuti rivolgere a degli esperti, naturalmente. In questo caso non avrebbero potuto fare altrimenti. Ma se invece di sciupare il tempo e l’intelligenza davanti alla TV, al Grande Fardello, alle bufale di Stato e alle pericolose banalità dei Network commerciali, le persone ritrovassero quello che dicono di avere come valore primario, almeno in Italia, cioè l’arte, e si sforzassero di approfondire i motivi per cui è considerata una disciplina così importante strategica e vitale? Risolveremmo il problema delle masse allo sbando, della decadenza culturale, dei bambini allevati dal telecomando, dell’enorme distanza della gente dal Presente e, come dimostra la storia del Velasquez, della crisi economica. Proprio della crisi, senza se e senza ma.
La centralità dell’arte moderna e contemporanea appare evidente a diversi livelli d’analisi ed esiste una relazione tra crisi, futuro, sviluppo e cultura.

Con un mercato in crescita costante dal Novembre 2004, le cifre dell’arte sono decisamente cambiate ed alcuni artisti contemporanei hanno visto alzarsi le loro quotazioni in maniera esponenziale. Le aste delle maggiori case internazionali registrano continui record: al 2004 ad oggi, si è passati da una media di 6 milioni di dollari battuti per ogni sessione, ad una media di 250 milioni di dollari a sessione. Si tratta sostanzialmente di un mercato che registra una crescita verticale e continua, che rappresenta spesso anche un ottima fonte di investimento per i soggetti che sanno leggerne tempestivamente e con rigore le tendenze. Questo basterebbe a qualunque Ministro dell’economia del terzo Paese del mondo per spesa sull’arte (l’Italia), per fargli decidere di ABBASSARE l’IVA e aumentare la defiscalizzazione delle liberalità devolute a favore della cultura: ne deriverebbero un gettito fiscale e una crescita culturale interna enormi, per i singoli e per la collettività. Invece burocrati di Stato e politicanti di serie B non sembrano avere la minima capacità di intercettare questa nuova ricchezza e questo enorme flusso di capitali; colpa della borghesia conservatrice, certo, ma anche della percezione popolare dell’artista come genio sregolato, concetto totalmente contrapposto a quello dell’artista come professionista che, invece, nei Paesi evoluti è ormai regola acquisita. Com’era in Italia fino alla rivalsa degli ignoranti al potere.
La cosa interessante, per chi usa collegare occhi e cervello, è che i benefici di un vero sistema basato SULLA FORMAZIONE E LA COMPETENZA è l’unica soluzione alla decadenza e alla perdita di occasioni. L’arte e la cultura sono beni propri dell’intelligenza, sono direttamente collegate all’evoluzione e sono la chiave per uno sviluppo intellettuale, umano ed economico che non ha paragoni. Solo bisogna prestare attenzione alle regole: l’arte è una disciplina, non un hobby, per cui richiede CONOSCENZA, ESPERIENZA, PROFESSIONISTI oltre che impegno, serietà e aggiornamento continuo. Richiede un Paese attento e consapevole, giornalisti che non badano all’audience (il Brasile ha la terza rete pubblica e gratuita dedicata completamente all’arte) e persone che sappiano difendere le radici, dalle quali prendere la linfa per garantire un futuro intelligente e ambizioso ai propri figli.

Mai come in questo periodo, la distrazione è sinonimo di distruzione.
Francesco Cascino è Presidente Associazione No Profit Arteprima