FUS. Fondo Unico dello Spettacolo. Tre parole rivelatrici. Vediamo.

Il Fondo: si vede quasi! Ammettiamolo, è una facile e trita polemica. Ma i dati sono chiari: negli ultimi 10 anni è stato perso il 40% delle risorse a prezzi costanti. Quest’anno ci hanno lasciato 220 soggetti del cinema e una cinquantina tra musica e circo. Rispetto al 2009, non tornano i conti per 50 milioni. Uno spettacolo inguardabile. Giusto: ecco dunque il taglio all’osservatorio. Meno 400 mila euro. Nessuno vede, nessuno sa. E nessuno protesta come l’anno scorso (condivisibile pudore).

Unico. In effetti, non è mai stato così unico, se visto da una prospettiva decentrata. La Lombardia – lo sapevate – è passata, per il sostegno all’attività di spettacolo, da 19 a 5 milioni di euro nel 2011. Non male se si pensa che per il 2012 è previsto un bello stanziamento di zero euro. E poi unico per tutto noi, perché continua a regalarci emozioni straordinarie: pensate, a fronte di un incremento netto della spesa al botteghino (cresciuta addirittura del 9% in un anno), della partecipazione del pubblico (+8%), con un dato di circa 158 milioni di ingressi per spettacoli su tutto il territorio nazionale, il FUS dedica alla formazione e alla promozione del pubblico teatrale 610 mila euro (lo 0,01%). Il resto (99,99%), finisce nelle politiche dell’offerta. Mi domando, da un po’: perché non proviamo a invertire le logiche e a rafforzare le politiche di formazione del pubblico di spettacolo? Ci interessa che la gente vada a teatro o che capisca quello che vede? E’ questo, secondo me, uno dei pochi salvagenti che potranno giustificare, nel prossimo futuro, l’esistenza di un Fondo pubblico di tali dimensioni.

Spettacolo. Indegno quello dei 200 milioni di euro alle Fondazioni Lirico Sinfoniche (che peraltro, 2010 su 2009, sono gli unici soggetti che vedono diminuire la spesa del pubblico dell’1%). Sgradevole, quello che dimostra come il FUS, negli anni, non abbia saputo contribuire alla nascita e allo sviluppo di una imprenditorialità culturale sana e robusta (il 64% dei finanziamenti continua a sostenere associazioni e fondazioni). Deprimente, quello che ci conferma il divario tra nord e sud: i finanziamenti pro capite vedono, nelle ultime cinque posizioni, 4 regioni del mezzogiorno.
Marcello Minuti è economista della cultura