A due settimane dalla formazione del Governo tecnico, incaricato del difficile compito di risanare una situazione economico-sociale molto difficile, continua a venirmi in mente un’osservazione sull’eccezione che in tale circostanza ha contraddistinto l’ambito culturale, ovvero la scelta di una persona di grande cultura, esperienza e prestigio, ma con profilo meno esplicitamente “tecnico” rispetto ai suoi omologhi di altri dicasteri.
Non mi permetto di criticare una scelta che avrà le sue ottime ragioni per essere stata operata in questo senso, ma ne rimango sorpreso, perché ritengo che il tempo dato a questo esecutivo e la situazione contingente impongano la veloce individuazione di indirizzi chiari ed efficaci nel medio-breve periodo. E ritengo anche che il settore culturale sia uno degli elementi strategici per creare indotti economici di rilievo necessari per il Paese, con costi relativamente contenuti, rispetto alle scarse risorse disponibili.
E per fare questo è necessario avere una competenza su variabili e dinamiche che sono state studiate e analizzate a lungo e approfonditamente negli ultimi vent’anni e sulle quali si dovrebbe incidere efficacemente, coinvolgendo tutte le parti in causa. Va anche considerato, però, che uno dei difetti di quanto è stato fatto sino ad oggi è la mancanza di un’ottica integrata di sistema, perché si è voluto per lo più ragionare per compartimenti settoriali. Allora, forse, proprio a un ministro estraneo ai giochi pregressi potrà essere possibile guardare più in là e realizzare quanto non è stato possibile ai suoi predecessori (utilizzando auspicabilmente la consulenza di tecnici dei vari ambiti disciplinari del settore e  quella del neo sottosegretario Roberto Cecchi, Segretario Generale del Mibac sino a questo incarico, persona di grande esperienza e competenza nel settore).

E allora, augurandomi che questa ipotesi possa essere vicina al vero, mi permetto di segnalare al Ministro quelle che a me sembrano priorità inderogabili:
sul piano delle politiche culturali,
– presidiare tutti i tavoli strategici nei quali si effettua la programmazione economico-finanziaria nazionale e comunitaria, per evidenziare il ruolo che l’ambito culturale (in tutte le declinazioni delle filiere ad esso collegabili) può fornire allo sviluppo del Paese;
– ricucire/cucire relazioni costruttive con i dicasteri e le associazioni di categoria pertinenti ambiti che traggono vantaggi dall’esistenza del patrimonio culturale, quali, ad esempio,quelli del turismo, della ricettività, dell’editoria specializzata e delle tecnologie applicate;
– rafforzare le relazioni con  tutte le Regioni italiane e gli enti locali, per realizzare politiche di settore condivise, ottenendo economie di scala e una migliore efficacia di programmi e interventi;
– rafforzare programmi e interventi, sia ministeriali che condivisi con le organizzazioni della società civile che operano in questo ambito, per favorire la consuetudine e consolidare la consapevolezza di tutti i cittadini sul valore della cultura come strumento di crescita, coesione sociale e di sviluppo;
– porre evidenza e attenzione alle culture dei tanti immigrati nel nostro Paese, facendoli sentire cittadini di una compagine sociale in cui la diversità sia vissuta come valore e ricchezza per tutti;
– dare fiducia ai tanti giovani che hanno investito tempo e risorse per lavorare nel settore culturale, creando opportunità sostenibili nel tempo e localizzate a livello territoriale, anche nelle regioni meridionali, ricche di risorse culturali, ma drasticamente impoverite dai “cervelli in fuga”;
sul piano degli interventi “ministeriali”,
– ridare fiducia al personale del Mibac, amministrazione che da sempre è stata considerata una delle ultime dell’apparato statale, tranne quando si è ritenuto opportuno valorizzare competenze tecnico-culturali che fanno scuola nel mondo intero;
– incrementare programmi di ricerca, anche mediante la creazione di un apposita struttura interna, che abbia competenze e funzioni simili a quelle che in altri paesi permettono ai ministri di disporre di analisi specifiche e di possibili linee di indirizzo (studi e prospettiva).

Emilio Cabasino è ricercatore su temi di politica ed economia della cultura