I premi letterari costituiscono un’occasione sempre importante per valutare lo stato della cultura nel nostro paese. Consentono agli assessori di abbinare il papillon all’uso del congiuntivo nelle premiazioni e, soprattutto, danno la possibilità a coloro che trovano troppo impegnativi il cinema e il teatro di passare una serata da seduti senza bisogno di capire ciò che succede. Poi, se va bene, c’è pure la televisione che riprende il tutto per mandarlo d’estate tra una replica della Signora in giallo e le secrezioni del Grande Fratello.
E’ vero, oltre il 50% degli italiani non legge nemmeno un libro l’anno, il 28% ha problemi a seguire un discorso troppo lungo, i proventi legali da gioco sono stati di 61 miliardi di euro nel 2010 (1000 a testa, venga fuori chi si è giocato i miei) ma i premi premiano e, come la Costituzione, si evolvono per risultare più credibili. Ad esempio, in questi giorni il mondo della cultura è scosso dalle stupefacenti regole del nuovo Premio Strega, che paiono pensate da Guido Pancaldi, Alex Drastico e ET:
– Visto l’implacabile aumento della vita media viene abolito il voto a vita (che rimane formalmente possibile per la categoria libri religiosi; invece viene introdotto il voto a girovita per i soli libri di cucina)
– di anno in anno verrà aggiornata la lista dei quattrocento votanti, verificandone la partecipazione attiva alla vita culturale del Paese. Valgono le sagre di paese, non vale la comparsata a Porta a Porta, sì per i chierichetti della messa domenicale di Mario Monti, no ai possessori di tessera del CEPU non in regola con i pagamenti della quota annuale.
– sarà incrementato l’apporto alla giuria costituito dai lettori forti selezionati dalle librerie indipendenti italiane. Individuati i lettori forti, essi verranno poi presi in carico dal WWF che li metterà a loro agio in apposite oasi riproduttive. Le librerie indipendenti invece oggetto di studio per capire come possa essere successo e come evitare in futuro il fenomeno.
Si sa, le regole sono fatte per rendere più entusiasmante lo spettacolo, un po’ come i libri sono fatti per arredare.
E meno male che nessuno pensa davvero a avvicinare nuovi lettori alla letteratura, che poi potrebbero pure mettere in discussione la lista dei premiati. 

Samuel Saltafossi è sociologo della complessità