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Dopo il BTP DAY, martedì 12 dicembre si è tenuto il BOT DAY, ovvero la giornata in cui le banche non applicano commissioni sull’acquisto dei BOT in emissione; la domanda che ci poniamo è: questi strumenti funzionano?
Secondo le testate dei maggiori quotidiani economico finanziari l’operazione è stata un successo (v. pag. 18 de “ilsole24ore” del 29 novembre che titola “La giornata del bond tricolore” e la prima pagina di Milano Finanza del 13 dicembre 2011 che esordisce con “il BOT DAY fa il tutto esaurito, l’Italia c’è davvero”), ma il successo si misura in base al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Analizzando il dettaglio del BTP DAY, in cui è stato possibile sottoscrivere senza commissioni bancarie qualsivoglia titolo di stato (BOT, CCT, BTP) sul mercato secondario, la circostanza che i titoli più scambiati siano risultati il BOT 31 maggio 2012 ed il BTP agosto 2013 (fonte comunicato stampa di “Borsa Italiana” del 28/11/2011) è sintomo che l’attestazione di fiducia degli investitori ha un orizzonte temporale alquanto breve; peraltro i volumi scambiati, se pur notevoli, non hanno inciso sullo spread con il bund tedesco a 10 anni (511 punti venerdì 25/11 e 500 lunedì 28/11 ), a dimostrazione che il comparto retail non può competere con il peso degli investitori istituzionali.
Sicuramente resta il beneficio di aver affidato parte del debito pubblico ai cosiddetti “cassettisti” o “BOT people”, soggetti poco propensi al trading, togliendo quindi liquidità al mercato secondario e rendendolo più resiliente ad attacchi speculativi.
Guardando invece al risultato del BOT DAY, in cui la disapplicazione delle commissioni riguardava solo la sottoscrizione di BOT in emissione a dicembre (… ad un anno, altra scadenza breve), è opportuno segnalare che la decantata domanda doppia rispetto all’offerta (1,92 volte) non è dissimile da quella ottenuta nella precedente emissione di novembre (1,99 volte l’importo offerto), quando però i tassi avevano raggiunto il record del 6,087%. Tant’è che, pur riducendosi al 5,952%, i rendimenti sono stati in linea con quelli del mercato (il BTP ad un anno venerdì 9/12 rendeva il 5,69% ed il BOT novembre 2012 il 5,13%) anche in considerazione che alle aste partecipano le banche stesse per i loro portafogli; inoltre, si deve ricordare che nei giorni dell’emissione di novembre il citato spread sul bund aveva toccato il record di 575 punti, contro i 460 punti del 12/12.
Potremmo pertanto rilevare che, sicuramente, i mercati hanno avuto la dimostrazione che l’investitore retail ha ancora fiducia nel sistema Italia, tuttavia, esaminando i freddi dati finanziari, emerge un quadro a tinte meno vivaci; infine, se ipotizzassimo che domani, per la risoluzione della crisi, fosse deciso un hair-cut dei titoli del debito italiano del 15/20%, quali considerazioni dovremmo trarre sull’esito dei B. DAY?
Alessandro Alessandroni è dottore Commercialista