Da oltre un anno, la più potente multinazionale della rete, Google Inc, ha promosso una campagna informativa-promozionale per enfatizzare quanto internet stimoli la socio-economia nazionale (occupazione, indotto, “moltiplicator”i di varia natura…), con un progetto planetario affidato ad un’altra multinazionale, della consulenza, la Boston Consulting Group, che ha declinato decine di ricerche a livello nazionale (in Italia, il progetto è denominato “Effetto Internet”: si veda il sito web www.fattoreinternet.it).
In Italia, ben consci del potenziale della rete, ma anche della necessità di non confondere “medium” e “messaggio”, si è avviato un progetto apparentemente “simile” ma sostanzialmente “antagonista” (in termini ideologici/culturologici): un’iniziativa di ricerca e di promozione culturale finalizzata a stimolare una migliore comprensione della centralità delle industrie dell’immaginario nella socio-economia nazionale, nonché dell’importanza del ruolo dei produttori di contenuto. In sintesi: “contenuti creativi” contro… “tubi di trasmissione” (o “autostrade” che dir si voglia).
L’iniziativa, denominata “Italy: a Media Creative Nation” – che si sviluppa attraverso una ricerca, un sito web (www.italiaudiovisiva.it e www.italymediacreativenation.org) ed alcuni convegni – è nata in funzione di una esigenza manifestata dall’associazione delle tv commerciali europee (Act), che ha deciso di “contrastare” un qual certo pensiero dominante che propone una visione “paradisiaca” di internet ed un approccio “libertario” alla diffusione dei contenuti online (inclusa una pericolosa tolleranza rispetto alla deriva della pirateria).
In ognuno dei cinque maggiori Paesi europei, gli associati Act hanno quindi promosso ricerche nazionali (nel nostro Paese, è stata Mediaset), e, finora, ad essere presentate sono state la ricerca realizzata in Regno Unito, in Italia (alla Biblioteca Casanatense del Mibac ad inizio ottobre 2011 ed a Bruxelles al Parlamento Europeo a fine novembre), ed è imminente la presentazione della ricerca “sorella” in Spagna.
Le attività di osservazione e monitoraggio critico delle politiche culturali e mediali ci consentono di verificare come esista, anche in Italia (anzi, forse in Italia più che in altri Paesi), una grande attenzione mediatica sulle potenzialità di internet, presunto strumento di infinita ricchezza materiale ed immateriale. Ed invece il ruolo, realmente centrale, della produzione (forse tutta la fase più delicata della filiera dell’industria culturale) di contenuti originali non sembra suscitare quell’“appeal” – anzitutto comunicazionale, ma anche culturale e politico – che pure meriterebbe.
Come spesso accade, quindi, si continua a fare (anche nella delicata fase storica che sta affrontando il Governo Monti) tanta retorica sull’importanza dell’“agenda digitale” nazionale, allorquando l’Italia ha in verità più necessità di una fondamentale “agenda culturale”.
Angelo Zaccone è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult