Le rivoluzioni, si sa, nascono dal basso e quando si cerca di imporle per forza finiscono o per fallire o per degenerare in forme dagli effetti perversi.
Sono pertanto convinto che anche questa decisione che si preannuncia come una vera e propria trasformazione, ovvero l’obbligo per le scuole da parte del Ministero dell’Istruzione di prevedere l’adozione solo di testi che prevedano anche una parte digitale, finirà per vedere assottigliata la sua portata fino a sciogliersi come la neve (si spera) che in questi giorni sta tenendo sotto scacco l’Italia.
Chiunque abbia avuto modo di frequentare una scuola si sarà certamente reso conto di quanto il mondo della didattica sia distante da quello delle nuove tecnologie. Da qualche parte (chiedo venia all’autore ma non ricordo in questo momento chi fosse) ho letto che se un immaginario viaggiatore del tempo dovesse piombare, dagli anni ’30 del secolo scorso, dritto dritto nella nostra epoca, troverebbe un mondo totalmente cambiato, eccezion fatta per la scuola dove potrebbe tranquillamente continuare a sentirsi a suo agio e trovare un ambiente totalmente simile a quello a cui era abituato, fatto di lezioni frontali, nozioni da imparare e lavagne polverose di gesso.
Cosa potrà dunque apportare la disponibilità di materiali in formato digitale di nuovo a una didattica vecchia e fatta per lo più da docenti che molto spesso con quelle tecnologie hanno molta meno dimestichezza degli alunni a cui dovrebbero insegnare a usarle?
E, soprattutto, basterà distribuire in forma digitale del materiale destinato alla forma stampata per poter parlare di nuove tecnologie o semplicemente aggiungere alla forma “libro” tradizionale qualche animazione o qualche effetto più o meno speciale?
Forse, per raggiungere gli scopi che la circolare del Ministero si prefigge, sarebbe dunque opportuno porsi innanzitutto il fondamentale problema della formazione degli insegnanti e, in secondo luogo, provare a creare una sorta di forum composto da editori, esperti di nuove tecnologie, semiologi e, soprattutto pedagogisti, che abbia il compito di studiare quali siano le forme migliori e più efficaci che i libri elettronici debbano avere per offrire alla didattica strumenti nuovi e maggiormente efficaci, capaci di migliorare l’apprendimento dei nativi digitali.

Antonio Cavallaro si occupa di comunicazione e marketing editoriale. È responsabile della divisione digital della Rubbettino Editore