Da cittadino romano, nato poco prima delle olimpiadi del ’60 e da osservatore e commentatore dei fenomeni che ruotano intorno e costituiscono il carattere delle espressioni culturali della città e del paese, lette anche sotto il loro aspetto economico, non posso che rallegrarmi per la scelta responsabile effettuata ieri dal Governo, che ha bocciato l’ennesimo tentativo dei poteri forti cittadini e nazionali di lucrare su eventi che portano vantaggi essenzialmente concentrati nelle tasche di pochi, a scapito del portafoglio dei contribuenti.

Un tentativo portato avanti come se non fosse bastata la lezione dei mondiali di nuoto del 2009, per i quali, per costruire qualche piscina olimpica e qualche infrastruttura non si è riusciti a rispettare i tempi dati e sono stati compiuti abusi edilizi, a danno dell’ambiente naturale e urbano, senza, peraltro che lo stesso evento sia stato goduto dalla città, come si sarebbe potuto fare se l’interesse fosse stato di farlo realmente condividere dalla popolazione residente e non solo dagli addetti ai lavori e dal pubblico specialistico.
Sarebbe bello se la nostra attuale e futura classe dirigente riuscisse ad imparare che a Roma non servono nuovi villaggi olimpici né riflettori mediatici, puntati sull’ennesima figuraccia nostrana, ma un piano, questo sì, ventennale e di lungo respiro, dedicato alla riappropriazione degli spazi urbani da parte degli esseri umani e non più dal traffico privato dei SUV, che invadono il centro storico, a pagamento e di straforo, dedicato ad un nuovo posizionamento delle attività creative e culturali, che, coniugando il passato, il presente e il futuro creino un’atmosfera produttiva ed economica di richiamo per le menti (e i denari) che investono su una crescita sostenibile e responsabile.

Una città, libera dal giogo dell’inquinamento atmosferico, acustico e dalle manifestazioni dell’intolleranza di tutti i generi, in cui prosperi un nuovo “ambiente”, generato da investimenti, sicuramente di importo minore rispetto a quelli previsti per le Olimpiadi, mirati a far emergere giovani creativi e imprese e servizi culturali, finalizzato a dotare tutta la città di spazi e occasioni di incontro e scambio, nonché di trasporti pubblici, che favoriscano una nuova dimensione della mobilità, contraddistinta da ritmi riconducibili a tempi umani e biologici, che possa servire degnamente l’ampia area di residenza dei vecchi come dei nuovi cittadini e apra, grazie anche alle nuove tecnologie, ampie finestre sul mondo.
Un quadro di riferimento in tal senso è stato delineato nel progetto strategico della Provincia di Roma  “Capitale metropolitana”, ma, anche in risposta alle critiche che saranno mosse alla bocciatura della candidatura delle olimpiadi, è arrivato il momento di riaffermare con forte e chiara determinazione politica, e argomenti economicamente convincenti, una visione e una progettualità che illustrino come il futuro della città (che si suole definire “eterna” e che tale non sarà se governata com’è oggi) possa risiedere solamente nella riscoperta e valorizzazione della sua vocazione di luogo di incontro, metabolizzazione e riproposta di civiltà passate, presenti e future.

Emilio Cabasino è ricercatore su temi di politica ed economia della cultura