Le critiche a Damien Hirst servono soltanto a conquistare la prima pagina come riesce a farlo lui.
Molto meno di lui, ovviamente, ma almeno si guadagnano quei 15 minuti di notorietà che, come diceva Andy Warhol (un altro artista al quale avevano pronosticato il crollo e che invece ha raggiunto stime fino a 72 milioni di dollari), non si negano a nessuno.
Nei casi di buona fede, invece, ci si ostina a criticare Damien Hirst perché non si capisce la sua arte raffinata e geniale: il tentativo di questo ex giovane rivoluzionario, che ormai tanto giovane non è più, ma resta pur sempre un rivoluzionario, è di farci riflettere sulle leggi della natura e sulle manipolazioni che esse subiscono senza che l’Uomo contemporaneo, accorto sulle notizie del suo tempo e della politica, si avveda delle mutazioni intellettuali fisiologiche e previste dalla natura stessa.
Per esempio, consideriamo lo squalo in naftalina: avreste mai pensato voi alla bellezza dello squalo se non ve lo avessero fermato in formaldeide? Cioè, avreste avuto il tempo di osservarne la bellezza e, quindi, di pensare che è anche uno strumento di morte, se vi avessero messo davanti ad un documentario su questo animale? No, non credo. Oppure sì, ma a fine programma sareste passati al film e la memoria di una riflessione così preziosa sarebbe sfumata sul flusso digitale del telecomando…
Invece, esattamente come Michelangelo, Hirst ha studiato che l’arte ferma l’idea e la rende immortale, per cui nessun telecomando ci impedirà di riflettere su un dato che oggi, ma anche ieri, per l’homo sapiens medio è vitale: ogni cosa muore, ogni cosa nasconde la morte, ogni cosa può essere manipolata dalla distanza interposta tra noi e la realtà attraverso lo schermo, la TV o il PC, è indifferente.
Cioè la realtà non è quella che viene rappresentata in un documentario, per quanto la scena si svolga senza alterazioni: la realtà è solo quella che tocchiamo e che possiamo osservare con i nostri occhi. Per cui la bellezza dello squalo nasconde un pericolo, e l’arte di Hirst ci consente di capirlo e percepirlo senza correre rischi. La bellezza dello squalo è come quella delle campagne elettorali, la pubblicità, la propaganda hitleriana o quella stalinista: attingono agli istinti di gloria dell’Uomo, nascondendo i reali obiettivi e, soprattutto, i reali destini.

Francesco Cascino è Presidente Associazione No Profit Arteprima