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Il 29 marzo, il giorno successivo alla presentazione ufficiale della quarta edizione, il Premio Terna ha ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, un riconoscimento formale con il quale viene manifestato il consenso e l’apprezzamento del Capo dello Stato alle finalità perseguite da iniziative italiane ritenute particolarmente meritevoli e di alto profilo.
Dopo aver ricevuto negli anni scorsi la medaglia del Presidente (per la qualità e il pregio dell’iniziativa organizzata da un’azienda privata), in questa occasione viene riconosciuto specialmente lo status di progetto culturale di rilevanza nazionale, sottolineando l’evoluzione, la forza e le potenzialità del progetto per il nostro Paese.
Questo aspetto, che ho appena evidenziato, è strettamente legato a un tema ricorrente, quello del rapporto tra pubblico e privato, tra impresa e stato, nell’ottica di partenariati efficienti negli ambiti più diversi, insieme alle politiche territoriali diventate ormai cruciali per la creatività e l’innovazione. In questo modo, il Premio rappresenta molto bene anche se stesso nel lemma che riassume la traccia di questa edizione, punta e scommette con azzardo, senza rete appunto, ma con incrollabile fiducia verso il nostro paese, rilanciando in un momento in cui sembra possibile solo ritrarsi.
Non solo, il Premio si trasforma, aggiunge, toglie, perfeziona, si mette in gioco e soprattutto si osserva all’interno del contesto in cui si muove. Del resto chi fa reti, e le fa dove non esistono, è abituato a testare continuamente il proprio operato nell’ottica del mercato legato però all’efficienza del servizio. Alla base, sullo sfondo e in primo piano il tema più bello e ineludibile, il territorio, la terra, per estensione tutto il pianeta, quel luogo nell’universo dove a quanto pare e perlomeno per adesso siamo (i) soli con non poche responsabilità che rendono la sfida ad abitarlo nel migliore dei modi possibili l’unica cosa che vale la pena.
Cristiana Collu è direttrice del Mart e una delle curatrici del Premio Terna