Tra tre anni l’Italia ospiterà a Milano l’Esposizione Universale. L’impegno collettivo di Istituzioni ed Enti locali dovrebbe essere quello di tirare dritti sull’organizzazione dell’Expo Milano 2015, trasmettere un segnale positivo sull’ordine dei lavori sia agli attuali 89 Paesi aderenti che a quelli che ancora non hanno aderito, e rendere l’esposizione una concreta occasione di crescita e sviluppo.

A poco più di 1000 giorni dall’Expo Milano 2015 ci sono lussi che non ci si può più permettere. Uno di questi è il tira e molla tra comune, provincia, regione e governo che a botte di dichiarazioni, smentite e dimissioni (ritirate da parte di Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, da Commissario straordinario, e, attualmente confermate, di Luigi Roth da Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia) stanno lasciando passare i giorni procedendo a passo di gambero.

Le ragioni delle dimissioni, per quel che è dato sapere, ruotano attorno alla disponibilità da parte del governo di mantenere gli impegni economici di spesa presi, alla non incidenza sul patto di stabilità, ed all’autonomia decisionale del Commissario che non avrebbe gradito la separazione dei ruoli tra chi gestisce il Padiglione Italia e chi appalta i lavori. Evidentemente, tutte ragioni comprensibili e, qualora fondate, condivisibili ma non sufficienti per mandare all’aria un progetto che pur avendo luogo a Milano è a vantaggio dell’intero Paese. A maggior ragione se si considera che il tema delle risorse è un falso problema in quanto a cercare bene nella contabilità di stato, rivedendo i meccanismi di spesa, ci sarebbero più di 90 miliardi di euro non spesi (400 miliardi di euro, se si considerano le risorse comunitarie) e, di certo su questo punto, il governo potrebbe fare di più. Potrebbe allargare la caccia a tutte le somme accreditate presso ministeri, regioni ed enti locali e mai impegnate, somme impegnate, stanziate e mai liquidate. Ci sarebbero le risorse per mantenere gli impegni presi con Expo 2015, per rivedere il patto di stabilità,  portare l’iva sotto il 20%, diminuire il carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, completare i cantieri avviati e metterne in piedi di nuovi, migliorare i servizi pubblici locali, sostenere la ricerca pubblica, rendere cultura e turismo un incredibile volano di sviluppo, spingere sull’innovazione (in ogni caso, alzare il livello occupazionale).

In breve, attraverso Expo Milano 2015 Istituzioni ed Enti locali avrebbero l’occasione di dimostrare di aver rivisto l’ordine delle priorità. Nello specifico, di aver puntato sulla capacità di creare, distribuire e sfruttare le conoscenze scientifiche e tecnologiche per il  miglioramento delle performance dei sistemi economici e della qualità della vita dei cittadini in armonia con lo slogan ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’ che accompagna l’esposizione del 2015. Una via intelligente per valorizzare tutte quelle risorse e competenze altamente qualificate – cui peraltro devono essere riconosciuti e assicurati rendimenti proporzionati ai costosi investimenti (personali e, molto spesso, familiari) in denaro e fatica che anni di studio e specializzazione esigono – in cui, ragionevolmente, si può rinvenire un enorme potenziale di crescita ad oggi calpestato.

Michele Gerace è  consigliere d’amministrazione dell’Azienda Speciale Palaexpo