La crisi economica in corso, unitamente al processo di devolution che chiama le Regioni e i territori ad altre, inedite responsabilità , obbliga le città a riorganizzarsi. Si sente sempre più spesso parlare di Urban Center e di Piani Strategici Cittadini, mentre una priorità sembra essere lo sviluppo locale. Che ruolo ha, in questo caso, la cultura?
Dipende molto dalle risorse disponibili ed attivabili sul territorio. E – come sempre – dalla presenza di attori che vedano nella cultura un driver di sviluppo. Se da una parte essa può essere elemento di differenziazione e di qualificazione territoriale e al tempo stesso può generare esternalità positive, tuttavia non possiamo aspettarci dalla cultura più di quanto può realmente offrire.

Diventa sempre più difficile orientarsi in città e vivere pienamente certe occasioni ‘culturali’. I contenuti si confondono con messaggi d’altro tipo. Quante è importante per il marketing del territorio una corretta strategia di promozione di eventi e manifestazioni culturali?
Indubbiamente le grandi città a ‘vocazione multipla’ fanno più fatica a dare la giusta visibilità ad iniziative culturali importanti che rischiano di essere sommerse dal ‘rumore di fondo’. Questo però è un problema generale delle città , che non riguarda necessariamente i progetti culturali. Più in generale, i grandi eventi legati alla cultura sembrano trovare maggiori occasioni di valorizzazione in contesti di medie dimensioni, ma comunque dotati di infrastrutture adeguate.

Le città , almeno le più grandi, premono per consolidare un’immagine nella cultura. Quanto di questo corrisponde a precise motivazioni, diciamo, di marketing politico?
Difficile dirlo, bisognerebbe vedere caso per caso. Di sicuro ci sono alcune esperienze da guardare con grande attenzione.

Prendendo il caso ‘romano’, abbiamo un’estate costellata di occasioni. Non pensa che sia negativo l’effetto dispersivo rispetto a una strategia più mirata d’identificazione di un luogo con un valore preciso, magari ripetuto nel tempo, come nel caso del Festival letterature di Mantova o di Filosofia di Modena?
Roma è una città ricchissima di stimoli e di spunti. Tutti i settori culturali sono settori nei quali l’offerta stimola la domanda e quindi di per sé un cartellone ricco permette di attirare molti visitatori e di immaginare una grande varietà di pacchetti destinati a segmenti di mercato diversi. Tutto sta nella capacità di coordinamento fra attori e nella capacità di promozione e calendarizzazione congiunte.

Si parla spesso di concertazione e accordo tra le amministrazioni del territorio. In realtà sono pochi i casi. Qual è stata l’arma vincente dell’armonia del caso mantovano?
Io credo che un elemento importante sia rappresentato dalla volontà condivisa di creare un evento di mantovani per mantovani e quindi una chiarezza di disegno e di intento molto forte. Anche la scelta di assetto di governo economico, ha secondo me giocato un ruolo molto importante.

Che ruolo hanno avuto e hanno i soggetti privati, gli imprenditori, nello sviluppo della manifestazione? Fondamentale, soprattutto all’inizio, così come la collaborazione e il sostegno delle istituzioni, la presenza di sponsor nazionali è venuta dopo, a progetto avviato.

Superato il meccanismo ormai sempre meno frequente della sponsorizzazione, che ruolo avranno i privati nella valorizzazione del territorio?
E’ possibile pensare a un loro intervento che vada oltre il marketing puro? Credo che progressivamente i privati che intendano investire in cultura diventeranno importanti attori nello sviluppo di una policy culturale. La mera sponsorizzazione e l’intervento di marketing va valutato con attenzione rispetto ai ritorni attesi.