Non c’è località d’Italia senza una ricca tradizione culturale propria, benché spesso collegabile a quelle delle aree limitrofe. Un insieme non riscontrabile altrove di saperi e usanze, per lo più legati al mondo dell’agricoltura, tradizionalmente snobbato dalla cultura ufficiale e messo a rischio di estinzione dal boom economico e tecnologico del secondo dopoguerra.
Tuttavia, anche senza cimentarsi in artificiosi recuperi dell’ormai desueto, tanto si può ancora fare per usanze e saperi magari in fase di declino, ma ancora in vita. Le opportunità più promettenti sembrano venire dagli itinerari enogastronomici e dalla rifunzionalizzazione degli spazi urbani, architettonici e paesaggistici, benché esse non siano le uniche. Opportunità di intervento alla portata anche e soprattutto dei centri minori, ove iniziative in tal senso non corrono il rischio di essere soffocate fin da subito da eredità ‘riconosciute’ e ‘ufficiali’ molto ingombranti.
Un buon esempio, secondo una formula ormai collaudata, lo offre il Mantua Wine, giunto quest’anno alla quinta edizione e patrocinato dall’amministrazione provinciale. Si tratta di un itinerario alla scoperta dei vini mantovani selezionati dal Consorzio provinciale di Tutela, secondo la definizione d’ufficio. Un’occasione per degustare e acquistare lambruschi e bianchi delle colline moreniche, ma anche per rilanciare l’immagine delle cittadelle e dei borghi tra il Basso Garda e l’Alto Mantovano, sottolineandone la vocazione turistica, che mescola la mitezza del paesaggio alla ‘tranquillità ‘ della zona e alla vicinanza del lago e delle principali direttrici di collegamento ferroviario e stradale (Autobrennero e Milano-Venezia).
Per restare da queste parti, si può ricordare anche il Mantova caseifici aperti, un progetto turistico-promozionale, ideato sempre dall’amministrazione provinciale in collaborazione con la Confederazione Cooperative Italiane Unione Provinciale di Mantova, il Consorzio Tutela Grana Padano e il Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano, al fine di far conoscere e valorizzare i luoghi e le tecniche produttive di uno dei prodotti principe delle tavole locali, e non solo, fin dal medioevo: il grana. Un’occasione quasi unica per osservare dal vivo tutte le fasi del processo che va dalla mungitura alla stagionatura; ma anche un’ottima opportunità per l’Oltrepò Destra-Secchia, area dichiarata Obiettivo II per gli FSE e nel cui territorio si trovano molte delle aziende aderenti al progetto, che ha iniziato a guardare all’iniziativa come ad una buona pratica di riferimento per la propria riconversione economica. “Abbiamo capito che il nostro territorio ha delle cose da dire e abbiamo quindi iniziato a lavorare a dei progetti di sviluppo, creando una rete che possa coinvolgere tutto l’Oltrepò Destra-Secchia” ha infatti dichiarato in un recente incontro pubblico Alessandro Pastacci, sindaco di Quistello, uno dei comuni della zona.
Questi interventi hanno cominciato a funzionare da volano per il rilancio e la riqualificazione di due aree che, fino a qualche tempo fa, si ritenevano votate esclusivamente ai calzifici e all’industria tessile la prima, alla meccanizzazione agricola la seconda. Come queste esistono certo molte iniziative, ma molto di più si può ancora fare. Soprattutto avendo ben presente, come dicevamo sopra, la ricchezza della cultura popolare in ogni dove della penisola: artigianato, tecniche contadine, storia locale, folclore, tradizioni orali e musicali.
Certo nulla di tutto ciò è veramente ben impiegabile senza una reale consapevolezza del suo valore identitario e senza l’attiva partecipazione alla progettazione di studiosi e amanti di tali aspetti storico-antropologici. Ma il solo limite all’uso di queste tradizioni come leva per il rilancio dei piccoli centri è la fantasia dei progettisti stessi.

Approfondimenti:
www.provincia.mantova.it/turismo/mnwine/index.htm
www.provincia.mantova.it/turismo/caseifici04/web/index.html