“Se la tua azienda ha qualcosa di importante da dire, che lo dica con un gioco”. In questo slogan, che campeggia sull’home page dello studio sudamericano di game design Powerful Robot, è riassunta tutta la filosofia dell’advergame. Neologismo scaturito dalla fusione di due termini inglesi (come nel caso del parente edutainment), si usa per definire l’impiego dei giochi elettronici a scopo promozionale.
Utilizzati in America già da diversi anni, dove aziende come la Ford e la BBC ne fanno un cavallo di battaglia per la costruzione della loro immagine on line, si fa notare da qualche tempo anche nel nostro Paese. Alcuni parlano addirittura dell’advergame come della prossima killer application, destinata a soppiantare altre forme ormai obsolete di marketing e pubblicità su internet, prima fra tutte il banner. I principi su cui si basa il funzionamento dei videogiochi promozionali sono naturalmente l’interattività e l’intrattenimento dell’utente, che invece di essere molestato con striscioni lampeggianti e invadenti pop up, viene coinvolto in esperienze ludiche di vario genere, con l’obiettivo di trattenerlo sul sito e possibilmente fidelizzarlo.
Mentre negli Stati Uniti spicca incontrastata la leadership della Ya Ya Media, responsabile delle campagne di grandi aziende come Pepsi, BMW, IBM, Siemes e Master Card (solo per citarne alcune), da noi si fa notare l’attività della Medita. L’agenzia romana ha realizzato ad esempio, un racing game per il lancio del film Tu la conosci Claudia? di Aldo, Giovanni e Giacomo: un divertente labirinto in cui l’utente, calato nei panni di una pallina colorata e accompagnato dai commenti sarcastici del trio comico, è impegnato nel raggiungimento del sospirato traguardo. “Durante il tempo in cui si gioca, in media 15-20 minuti, l’azienda ha il tempo di comunicare i valori della sua marca. Il tutto in un ambiente ludico in cui l’attenzione dell’utente è massima”, commenta Stefano Di Persio, amministratore delegato di Medita, intervistato dal magazine Trade Business. Tra gli altri vantaggi dell’advergame vanno senz’altro sottolineati anche la sua economicità (costa molto meno di una campagna pubblicitaria tradizionale), la tollerabilità da parte dell’utente, che non si sente troppo “invaso” dal messaggio promozionale e infine l’ampio raggio del target (è apprezzato da tutte le fasce di età ).
Ma gli impieghi del videogioco al servizio del marketing non si fermano qui. La società milanese Imille ha realizzato di recente una nuova applicazione denominata research game. Il gioco, in questo caso permette di raccogliere informazioni su un utente (legate alla sfera psicologica e dei consumi) senza disturbarlo con tediosi form e offrendogli un’occasione di divertimento. Il primo protagonista del reserch game si chiama Tamaboy ed è frutto della vena creativa del pixel artist Totto Renna, che ha dato forma così al primo web-tamagotchi che interpreta i comportamenti del suo padrone. Il Tamaboy, proprio come il cucciolo virtuale giapponese formato portachiavi, ha bisogno di essere curato e mantenuto in vita, mentre in cambio lui ci racconta che idea si è fatto di noi. Tutti i giorni, tranne il weekend. Anche il Tamaboy, per fortuna, ogni tanto va in ferie.

Riferimenti:
www.powerfulrobot.com

www.yaya.com
www.medita.com
www.imille.it
www.tamaboy.it