“L’obiettivo del consulente filosofico non è semplicemente rendere felici e soddisfatti i propri clienti, ma piuttosto chiarire e migliorare le loro idee e visioni del mondo attraverso un processo di riflessione critica.” A parlare è Roger Paden, consulente filosofico americano tra i più accreditati, in risposta alla richiesta di definire lo scopo del suo lavoro e di quello dei suoi colleghi.
Il guru della disciplina però si chiama Lou Marinoff, ed è presidente di un’associazione chiamata APPA (American Philosophical Practitioners Association). Convinto che la filosofia possa e debba ritornare una disciplina “utile” anche per la vita quotidiana, scrive libri dai titoli curiosi (Platone è meglio del prozac! e Le pillole di Aristotele) e insegna a manager statunitensi come sfruttare le doti del ragionamento e del pensiero per risolvere problemi di ogni genere: “per fronteggiare dilemmi morali, conflitti etico-professionali; per riconciliare l’esperienza con le credenze, i conflitti tra ragione ed emozione, le crisi di significato, scopi e valori; per favorire la ricerca di identità personale, di strategie nelle relazioni familiari”.
Il suo collega Tom Morris, che dimostra di non mancare di fantasia firmando un testo intitolato Se Aristotele dirigesse la General Motors, spiega come la filosofia sia nata nell’antica Grecia come “pratica” e che si invece divenuta con il passare dei secoli una disciplina elitaria e distante dalla vita reale.
La consulenza filosofica ha una storia molto recente: nacque infatti in Germania nel 1981 per iniziativa di Gerd Achenbach che rivendicò le capacità “mediche” della filosofia nei confronti dell’anima umana, non senza inserire spunti polemici nei confronti della psicanalisi, ritenuta inadatta per la grande maggioranza delle persone, cioè per i non affetti da psicopatologie quali psicosi e nevrosi. Dopo aver conquistato gli Stati Uniti e molti Paesi Europei, i consulenti della mente arrivano anche in Italia, dove opera dal 2003 l’Associazione Phronesis, che riunisce quasi 200 soci interessati alla disciplina. E che lo scorso anno ha approvato l’Ordinamento interno relativo all’Itinerario formativo per il conseguimento della qualifica professionale di consulente filosofico.
Al momento, i professionisti riconosciuti sono soltanto cinque, ma sembrano destinati ad aumentare, vista la domanda crescente, solo per fare un esempio, di eticisti negli ospedali o esperti di dialettica che affianchino politici e uomini pubblici. La questione è di sicuro affascinante e la nuova professione nel campo della consulenza dimostra di avere tutte le carte in regola per affermarsi. Speriamo solo che i consulenti filosofici di casa nostra sappiano evitare le eccessive semplificazioni di molti colleghi stranieri e la loro tendenza a scivolare nell’imbonimento e nella retorica new age a buon mercato.

Riferimenti:
www.phronesis.info

www.achenbach-pp.de
www.appa.edu