Tra le ultime tendenze in fatto di dispositivi tecnologici mobili un posto d’onore spetta sicuramente all’i-Pod. Il lettore musicale della Apple (affiancato da poco più di un mese da una versione che supporta anche i video) è la versione contemporanea del vecchio walkman. Solo più piccolo, capiente, versatile e trendy. Nonostante sia soltanto uno delle centinaia di lettori mp3 disponibili sul mercato, il suo primato nella conquista degli utenti e il suo innegabile appeal estetico -da sempre punto di forza dell’azienda informatica di Cupertino- lo hanno trasformato, nell’immaginario collettivo, nell’archetipo indiscusso del suo genere. Tanto che dal suo nome derivano numerose altre tecnologie basate sulla distribuzione audio in formato digitale dei contenuti. E’ il caso del podcasting (i-pod + broadcasting), ultima tendenza in fatto di personal publishing su Internet. L’idea su cui si basa è semplice ma efficace. La radio spesso non trasmette contenuti interessanti e quando lo fa possiamo perderli perché gli orari non sono quelli giusti. Il podcasting permette di risolvere il problema: i contenuti vengono pubblicati su Internet in formato mp3 e ognuno può scaricarli sul proprio lettore digitale, archiviarli e ascoltarli quando preferisce. Per tenere sotto traccia il materiale che ci interessa di più basta scaricare un programmino detto aggregatore, che ci avvertirà  ogni volta che nuovi contenuti vengono pubblicati dai siti preferiti.
Da quando il fenomeno è cominciato (e dopo poco esteso dall’audio al video), nell’autunno del 2004, i podcast si sono moltiplicati a milioni, in tutto il mondo. E hanno coinvolto anche il mondo della cultura e dell’arte, con risultati di estrema rilevanza.
Il primo progetto da citare, a questo proposito, si chiama Art Mobs ed è firmata da un gruppo di studenti del Marymount Manhattan College. Al grido di “Remixiamo il MOMA” hanno iniziato a registrare le loro visite al Museum of Modern Art di New York producendo poi delle personalissime audioguide da pubblicare sulla rete sotto forma di podcasting. Le registrazioni, che hanno avuto un enorme successo e sono state seguite da quelle inviate dagli utenti del sito, non contengono naturalmente le spiegazioni canoniche e impersonali della guide tradizionali, ma commenti in libertà . Se non ha dunque necessariamente una valenza scientifica, il progetto si dimostra una preziosa possibilità  per avvicinare le persone all’istituzione museale, per facilitare lo scambio di opinioni tra i visitatori e per incoraggiare un approccio meno rigido e più aperto alla storia dell’arte. David Gilbert, uno degli ideatori, ha dichiarato in un’intervista: “Il nostro progetto fa parte di quello che Lawrence Lessig chiama ”˜cultura del remix’. L’arte ha sempre implicato il concetto di campionamento e riutilizzo. Da Sofocle a DJ Dangermouse, tutta l’arte è stata creata in questo modo. Le audioguide che gli studenti producono non sono solo “guide”, ma delle colonne sonore della visita al museo”.
Un intento più scientifico ha invece il progetto Stanford on i-Tunes, lanciato nelle scorse settimane dalla prestigiosa università  statunitense. I contenuti di conferenze, convegni, concerti e tutti i materiali didattici in genere saranno distribuiti gratuitamente in formato digitale tramite l’iTunes Music Store della Apple. Un esempio da seguire per tutti gli atenei del mondo: rendere la cultura accademica accessibile e avvicinarla ai linguaggi delle nuove generazioni.

http://it.wikipedia.org/wiki/Podcast
http://mod.blogs.com/art_mobs/
http://itunes.stanford.edu
http://newmedia.walkerart.org/aoc

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