Intervista a Roberto Farroni, Presidente del Museo Tattile Statale Omero di Ancona.

Il museo Omero è nato nel 1993, chi ha promosso la sua istituzione e spinto da quali esigenze?
Il Museo Omero nasce nel 1993 per iniziativa dell’Unione Italiana Ciechi, del Comune di Ancona e della Regione Marche. La prima idea era nata, qualche anno prima, nelle menti di una coppia di coniugi non vedenti, Aldo Grassini e Daniela Bottegoni i quali, appassionati viaggiatori, hanno sentito in diverse parti del mondo la frustrazione dei ciechi cui troppo spesso è inibita la possibilità di fruire, attraverso il tatto, dell’emozione di scoprire la bellezza dell’arte ed il linguaggio delle cose. Di qui l’idea di mettere a disposizione di chi non vede le riproduzioni dei più grandi capolavori delle arti plastiche in modo da costituire una sorta di enciclopedia tridimensionale della storia dell’arte.

Oltre al pubblico dei non vedenti, il Museo si rivolge anche ad un pubblico più ampio. Che tipo di esperienza offrite alle diverse tipologie di visitatori?
Il Museo Omero, sin dall’inizio, non ha inteso diventare il museo dei ciechi. I suoi promotori non hanno voluto correre il rischio di creare un “ghetto” culturale a disposizione dei non vedenti, ma isolato dal mondo. Nel Museo Omero è vietato “non toccare”, e questo vale sia per chi vede sia per chi non vede, Si tratta, insomma, di una struttura di straordinario interesse per tutti, senza barriere. Qui non si chiudono gli occhi allo scopo di potenziare gli altri sensi, ma si aggiunge al senso della vista l’uso degli altri sensi, primo fra tutti il tatto. Il Museo Omero, mentre offre ai ciechi il piacere della conoscenza e della fruizione dell’arte, offre a tutti un approccio con la realtà più ricco di esperienza, grazie all’uso degli altri sensi. I fruitori di questa proposta sono in primo luogo i non vedenti, ma oltre ad essi i visitatori di tutte le età , spinti dai più diversi motivi di interesse: capire come si può “vedere” la realtà senza l’ausilio della vista, cercare un rapporto più concreto e completo con la realtà , sperimentare il piacere del ritrovato uso del senso del tatto.

Dopo dieci anni di vita, nel 2003, avete affrontato un radicale restyling. Quali sono stati i miglioramenti e le novità introdotte?
Alla fine del 1999 il Parlamento nazionale, riconoscendo il carattere esclusivo del Museo Omero ed il suo elevato significato culturale e sociale, l’ha trasformato con legge in un museo statale. In tale veste, la struttura ha cominciato a funzionare compiendo un notevole salto di qualità . In attesa del definitivo trasferimento alla Mole Vanvitelliana di Ancona, una volta terminati i lavori di restauro di questo grande complesso monumentale settecentesco, il Museo ha totalmente rifatto il suo allestimento, curando non solo la migliore fruibilità tattile delle esposizioni, integrate con una sezione archeologica costituita da reperti originali e dall’ampliamento di una già esistente galleria di arte contemporanea, anch’essa consistente in opere originali, ma anche valorizzando l’impatto visivo. Il motto del Museo Omero potrebbe essere il seguente: qui non è vietato toccare ma neanche guardare!

Quanto è importante l’attività didattica per il vostro museo?
L’attività didattica del Museo Omero è preminente sia se consideriamo il numero dei visitatori, per così dire, scolastici, sia per l’attenzione riservata a questa sfera di attività . Del resto, il carattere innovativo che ne fa un esperimento “pilota”, ha consentito di maturare un’esperienza così specifica da far identificare l’essenziale vocazione del Museo nella formazione degli insegnanti, degli educatori e, più in generale, degli operatori museali impegnati nelle problematiche dell’accessibilità .

Negli ultimi anni l’attenzione verso esperienze “sensoriali” alternative è cresciuta molto. Numerosi sono i locali che organizzano cene e feste al buio (escludere la vista per accentuare gli altri sensi), molti gli artisti che realizzano opere da vedere o da annusare. Lo stesso Festival di Filosofia di Modena di quest’anno, al quale partecipate, mette alla ribalta i cinque sensi. Cosa ne pensate di questa tendenza?
Il grande interesse che la cultura sta scoprendo per la multisensorialità dell’approccio conoscitivo con la realtà è motivo di soddisfazione per quanti da oltre 12 anni operano per la piena riuscita di questo disegno culturale. Il Museo Omero, infatti, può considerarsi a ragione un antesignano di questa prospettiva poiché, partendo da un’esigenza di tipo sociale, ha scoperto una dimensione della cultura finora largamente trascurata.

Un’anticipazione dei programmi futuri?
Il trasferimento alla Mole Vanvitelliana, previsto tra un paio d’anni, rappresenta per il Museo un obiettivo ricco di interessanti prospettive di sviluppo. La sede posta in un monumento importante e suggestivo, lo spazio disponibile più che raddoppiato, la collocazione in un grande complesso culturale polivalente, la possibilità di ripensare tutto l’allestimento in funzione di una più coerente lettura multisensoriale sono elementi che non mancheranno di imprimere un’accelerazione all’evoluzione della struttura sia dal punto di vista organizzativo che scientifico. Nell’immediato, dobbiamo registrare l’apertura di un nuovo fronte con la prossima creazione di un museo tattile della Ferrari. Si tratta di un dono di Diego Della Valle e della sua famiglia, quale testimonial del Museo. Infatti, la Legge istitutiva non fa riferimento soltanto all’arte, ma più in generale alla possibilità di offrire ai ciechi una migliore conoscenza della realtà umana.

Riferimenti:
www.museoomero.it