Per la nostra limitata percezione dell’Universo, il Tempo è per noi umani lo scorrere delle lancette sul quadrante dell’orologio, la ricorrenza dei compleanni, i brindisi di fine d’anno e lo svolgersi irreversibile dell’usura del nostro corpo, che scandisce il transito dalla nascita alla morte.
Il giro intorno al Sole come unità di misura è stato il bisogno di dare una regola matematica al mistero del cosmo che è lì da sempre, aldilà di questa umana convenzione.
Il succedersi delle generazioni è l’unica cosa certa. E questo Tempo è misurato con i giorni, gli anni e i secoli sulla piccola sfera terrestre. Ma cosa accade sugli altri pianeti abitati nelle altre galassie?
Riusciamo con grande difficoltà a comprendere il concetto di Spazio-Tempo e quello della conoscenza di altri mondi attraverso gli Anni-Luce.
Di questo complesso e sterminato cosmo il nostro minuscolo pensiero cerca di carpire i segreti e pur di dare un senso al mistero degli spazi infiniti e della vita sulla Terra. S’inventa di tutto: religioni e profeti con verità rivelate, teorie scientifiche mai definitive; e più ci si inoltra nella conoscenza tanto più vasto ancora si dispiega l’ignoto.
In questa corsa contro il Tempo a noi concesso, e misurato dal succedersi delle stagioni, l’artista cerca di dare corpo al sogno impossibile dell’immortalità tentando di bloccarlo in un testimone tangibile del suo effimero passaggio terrestre. “…passato è ‘l tempo omai ch’eterno i mi credei…” scriveva Michelangelo.

Il Tempo è una dimensione che ogni uomo elabora a suo modo, dilatando, restringendo o occultando le esperienze del proprio vissuto, così che nella memoria restino solo i momenti perfetti, per darsi conforto e proteggersi dai sensi di colpa per quelli sbagliati, come autodifesa dal peso che ci sovrasta dell’irraggiungibile felicità . Al momento del distacco forse riappariranno fluttuanti, come in un composito caleidoscopio, immagini rimosse ma sedimentate dentro e vorremmo che finalmente dopo tutte le tribolazioni si squarciasse il velo del mistero e l’abbandono del corpo sia solo un passaggio ad un Tempo senza un prima e un dopo.
Nel Tempo della propria durata di vita interferiscono e si scontrano i tempi degli altri, di chi s’esalta e s’illude d’essere invincibile, di chi ascolta solo il proprio corpo e non riesce a smarrirsi sotto la volta stellata, di chi al sangue inflitto affida la soluzione delle proprie paure.
Poi c’è il Tempo perduto stupidamente nel traffico urbano, nelle file degli Uffici per adempiere un miserevole obbligo burocratico e in quelle delle Banche per sborsare soldi dovuti e non. C’è anche quello buttato via in un lavoro non gratificante e sottopagato.
Nel Tempo dedicato all’amore, i momenti struggenti dell’attesa negli appuntamenti restano gelosamente custoditi nelle memoria, per riviverli come quelli vissuti con tutti gli ormoni in circolo, da protagonisti per una scelta piena di aspettative.
C’è il Tempo del tutt’uno con la natura, quello di muovere il corpo al suono dei tamburi e quello di dimenticarlo perdendosi nei celestiali abissi di Beethoven, quello della lettura immersi nel flusso delle parole scritte, quello di godere di colori inventati distesi sulla tela e quello tattile-corporeo davanti al Mosè che è lì pronto ad alzarsi per vendicare le ingiustizie umane.
C’è anche il Tempo di chi tutto questo non può più fare; è il Tempo di chi segregato in una cella attende da anni la morte per “non aver contato fino a tre” quel maledetto giorno prima di darla lui la morte, ma ancora più atroce chi quel Tempo lo scandisce da innocente.
Che sia per destino predeterminato o per libero arbitrio, ognuno di noi ha il suo Tempo assegnato e come in un libro di diario fatto alla nascita di sole pagine bianche, di quelle già scritte e incancellabili alcune rileggeremo soddisfatti ed altre si vorrebbe riscriverle, sperando nel frattempo di non sbagliare quelle residue ancora da scrivere.

Il TEMPO dedicato alla fatica, al rumore e alla polvere del marmo e del porfido è un TEMPO fuori del TEMPO.