Le sue creature fanno pensare ad antichi mostri mitologici. Sono ibridi inquietanti ma perfetti, personaggi con sembianze equidistanti tra quelle umane e quelle animali. Sono i Manimals, gli uomini-bestie. L’artista che li ha realizzati, il cinese Daniel Lee (il suo vero nome è Lee Xiaojing), nasce come fotografo e regista, ma l’incontro con le tecnologie digitali, nei primi anni Novanta, è stato determinante per la formazione della sua poetica. Le possibilità di manipolazione dell’immagine offerte da programmi come Photoshop (“una delle cose più importanti successe nella storia della fotografia dopo l’invenzione della macchina fotografica”, afferma Lee) diventano lo strumento ideale per l’indagine sul concetto di metamorfosi e di evoluzione. Senza dimenticare le influenze buddiste, assorbite dall’artista negli anni della formazione, in Cina e a Taiwan. Il fascino delle sue creature, infatti, è il risultato di una riuscita fusione tra numerosi fattori: la filosofia orientale, il darwinismo, l’identità umana nell’era digitale.
Nella sua serie di opere più famosa, la già citata Manimals, Lee reinterpreta i dodici segni dell’oroscopo cinese (Toro, Bufalo, Tigre, Cavallo, Capra, Gallo, Lepre, Drago, Serpente, Scimmia, Cane e Cinghiale), incrociando le sembianze degli animali con quelle umane, dando vita ad una bizzarra collezione di ritratti. Il punto di partenza del lavoro ”“Lee ci tiene a ricordarlo- è sempre uno scatto fotografico, che viene poi rielaborato digitalmente, manipolato attraverso un processo lungo e minuzioso, che non si limita a mixare i due elementi di partenza (l’immagine umana e quella animale) come fanno, in maniera totalmente automatica, i software di morphing, tanto usati negli effetti speciali del cinema spettacolare dell’ultimo ventennio. Lee raggiunge l’effetto procendo con precisione chirurgica, scegliendo e manipolando ogni singola parte anatomica. L’immagine viene plasmata come fosse materiale scultoreo.
L’ispirazione darwinista emerge prepotentemente nella serie Origin, che rivisita in chiave artistica il percorso evolutivo dell’essere umano (serie scelta non a caso come immagine simbolo dell’ultima edizione del festival Ars Elctronica di Linz, incentrato lo scorso anno sul tema dell’ibridazione). Un’evoluzione totalmente immaginaria, che tiene conto solo idealmente delle teorie scientifiche, e che riesce a racchiudere in sole dodici immagini il passaggio dai pesci ai rettili, passando poi dalle scimmie per arrivare fino all’uomo. La realizzazione del progetto coincide con lo scoccare del nuovo millennio; la fatidica data, con tutta la sua portata simbolica, spinge Lee a ripensare le metamorfosi della nostra specie, non senza suggerire, se si guarda con attenzione all’immagine finale, che la natura animale continua a sussistere nell’umano. Come un retaggio incancellabile.

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