Quando è nata la Alinari e quali sono state le tappe salienti della sua storia?
La Fratelli Alinari, costituita a Firenze nel 1852, è la più antica azienda al mondo operante nel campo della fotografia e più in generale nel settore delle immagini e della comunicazione visiva.
Le origini dell’azienda si identificano con l’attività  fotografica di Leopoldo Alinari (1832-1865), il primo dei tre fratelli Alinari che si dedicò alla nuova arte e nel 1852 aprì, con l’aiuto del calcografo Bradi che commercializzava le sue fotografie,un piccolo laboratorio in via Cornina, oggi via del Trebbio. Nel 1854 Leopoldo fonda l’azienda “Fratelli Alinari”, coinvolgendo anche i fratelli Romualdo (1830-1890) e Giuseppe (1836-1890), ed il primo catalogo commerciale della ditta è un unico foglio pubblicato nel 1856.
Nel 1863 l’azienda e la residenza della famiglia furono trasferite nell’immobile dell’allora via Nazionale n° 8 (dal 1987 Largo Fratelli Alinari 15), dove hanno ancora oggi sede la lastroteca, i laboratori fotografici la stamperia d’arte, il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari, la direzione e gli uffici commerciali e amministrativi. La morte prematura di Leopoldo il 9 novembre 1865, a soli 33 anni, non pregiudicò il corso produttivo dell’Alinari; anzi, proprio nel settembre di quell’anno fu edito in volume il “catalogo generale delle fotografie pubblicate dai Fratelli Alinari di Firenze”.
Un altro catalogo venne edito nel 1873 dove si elencano 4800 lastre con i soggetti di molte città  italiane mete del grande turismo, come Napoli, Pompei, Venezia, Siena, Orvieto.
Via via che negli anni venivano aggiornate o ampliate le campagne fotografiche, cambiava la numerazione delle vecchie lastre al collodio umido che venivano sostituite da quelle alla gelatina bromuro d’argento. Il miglioramento della sensibilità  e della restituzione fotografica dei soggetti pittorici grazie all’introduzione di nuove tecniche indussero gli Alinari a rifotografare con grande scrupolo professionale anche i temi già  in catalogo, operando così una scelta ben precisa nel senso del continuo aggiornamento tecnico ed iconografico. L’attività  di quegli anni e del decennio successivo fu coronata da diversi riconoscimenti e dalla medaglia d’oro guadagnata all’esposizione universale di Parigi nel 1889. Nel 1890 scomparvero a pochi mesi di distanza Romualdo e Giuseppe, lasciando tutto il peso della loro eredità  sulle spalle di Vittorio (1859-1932). Questi impresse un nuovo corso allo stabilimento, che da impresa a carattere prevalentemente familiare e artigianale si trasformò nell’arco di un decennio nella più importante azienda italiana e una delle più importanti al mondo nel settore fotografico.
Le campagne fotografiche si intensificarono ancora con l’intenzione di documentare sistematicamente, con forte spirito positivista, tutto il territorio nazionale. Anche l’attività  editoriale, già  praticata con regolarità  dal 1883, subì un nuovo impulso e intorno al 1908, usciva un catalogo editoriale comprendente circa 40 titoli. Da un lato dunque la casa editrice Alinari che produce in proprio importanti collane d’arte e monografie, dall’altro il loro grande apporto iconografico allo sviluppo dell’editoria nazionale ed internazionale, che vede la maggior parte delle pubblicazioni d’arte, di storia e di viaggio edite in Europa e nel resto del mondo illustrate con le loro fotografie.
Nel 1920 Vittorio Alinari cede l’azienda ad un gruppo di nobili, intellettuali e imprenditori fiorentini e nazionali. Tra i sottoscrittori al capitale spiccano i nomi di Antinori, Guicciardini, Supino, Murray, Ojetti, la Banca di Firenze etc. Nasce così la prima ”˜public company’ italiana per la cultura: la Fratelli Alinari I.D.E.A S.p.A., dove peraltro nessuno degli azionisti aveva la maggioranza delle azioni, presieduta per molti anni dal barone Ricasoli.
Alla trasformazione statutaria della Società corrisponde una trasformazione radicale della sua vocazione commerciale poichè si tratta ora di gestire un patrimonio esistente, sfruttando in particolar modo i diritti editoriali che dal suo utilizzo potevano essere ricavati. Pensiamo che proprio in quello scorcio del nuovo secolo, l’editoria mondiale aveva aperto i suoi orizzonti all’illustrazione, grazie ai nuovi mezzi fotomeccanici, e in particolare l‘editoria d’arte aveva inaugurato la sua nuova stagione del libro illustrato.
Con quest’ottica Alinari, acquisisce grazie alla lungimiranza del senatore Cini, che ne fu proprietario dalla seconda metà degli anni Quaranta fino al 1976, anno della sua morte, altri importanti archivi di lastre fotografiche d’arte italiani, Brogi, Anderson, Mannelli, Chauffourier e Fiorentini, costituendo così una raccolta di negativi su lastra originali unica al mondo, e ampliando l’archivio a circa 220.000 negativi su lastra.
Nella metà degli anni Ottanta la nuova ed attuale proprietà ha rinnovato tutte le attività tradizionali, inaugurandone peraltro di nuove: la ripresa dell’attività fotografica con le nuove campagne, il grande incremento degli archivi, la fondazione del Museo di Storia della Fotografia, portando oggi il patrimonio dell’azienda a oltre 3.500.000 di fotografie. L’inizio della fase operativa, alla fine degli anni ’90, del nuovo settore ‘Alinari on-line’, dedicato alla conservazione, catalogazione e fruizione del patrimonio fotografico attraverso le tecnologie digitali, testimoniano la grande capacità di questa azienda di aver coniugato e saper tutt’oggi coniugare la tradizione storica e le sue specificità con il rinnovamento del progresso delle tecnologie.

Quanto conta, nel presente di un’azienda, la consapevolezza delle proprie origini?
Il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari, costituito nel 1985 è l’ultimo atto di un processo di riconoscimento e valutazione di un patrimonio e di una storia rappresentate dalla stessa azienda. Gli ambienti in cui oggi come allora si lavora, i laboratori fotografici, la stamperia d’arte con le macchine per la collotipia ancor’oggi attive nella Stamperia d’Arte, l’archivio delle lastre storiche, sono essi stessi spazi museali, visitati in quanto unici e irripetibili, la testimonianza tangibile di una tradizione ininterrotta, un viaggio nella fotografia dell’Ottocento. Ma allo stesso tempo il Museo ha voluto allargare la sua missione non solo alla storia degli Alinari, di cui costantemente cerca di ricostruire l’attività acquisendo la documentazione storica e fotografica andata persa negli anni precedenti, ma a tutta la storia della fotografia italiana e mondiale, dal XIX secolo ad oggi, svolgendo un importante ruolo di ricerca, salvaguardia e fruizione della fotografia.

Che tipo di iniziative promuove il museo?
Oggi nelle collezioni si conservano oltre 2.500.000 negativi b/n e colore su vari supporti, dalle lastre ai fotocolor, e oltre 800.000 positivi in tiratura d’epoca, ‘vintage prints’, tra cui stampe su carta salata, all’albumina, al bromuro, negativi calotipi, dagherrotipi. Molti di essi custoditi all’interno degli albums originali d’epoca. Il Museo conserva le opere realizzate dai più grandi fotografi dell’Ottocento e del Novecento sia italiani che stranieri. Alcuni nomi per la fotografia del XIX secolo: Alinari, Anderson, Baldus, Bayard, Beato, Bernoud, Bisson, Blanquart-Evrard, Bonfils, Bourne, Braun, Bridges, Brogi, Caneva, Chauffourier, Degoix, Delessert, Demachy, De Meyer, De Rumine, Disderi, Fenton, Flacheron, Frith, Graham, Laurent, Le Gray, Lotze, MacPherson, Marville, Michetti, Naya, Noack, Nunes Vais, Pierson, Ponti, Primoli, Puyo, Rey, Rive, Robertson, Salzmann, Sebah, Sella, Sommer, Stieglitz, Sutcliff, Underwood & Underwood, Van Lint, Von Gloeden, Zangaki e molti altri nomi ancora che sebbene forse meno noti, forniscono nel loro insieme una panoramica della capillarità con cui la fotografia si manifestò nell’Ottocento, non solo nei grandi atelier ma anche attraverso l’attività di migliaia di studi fotografici presenti in ogni centro cittadino. Ed ancora vogliamo citare alcuni degli autori del Novecento raccolti nelle collezioni del Museo: Laure Albin Guillot, Ansel Adams, Atget, Balocchi, Batho, Berengo-Gardin, Bevilacqua, Boissonas, Boubat, Brassaï, Burri, Cecil Beaton, Capa, Castagneri, Clarence, Curtis, Doisnau, Erwitt, Freed, Gabinio, Giacomelli, Gioli, Guidi, Haas, Horvat, Launois, Leiss, Man Ray, Miniati, Mollino, Ortiz-Echagüe, Paladini, Parisio, Peretti Griva, Riboud, Rodger, Scarabello, Sieff, Stanimirovich, Steichen, Vannucci Zauli, Veronesi, Villani, Wulz.
Il Museo di Storia della Fotografia non raccoglie solo le testimonianze dell’opera e dell’evoluzione artistica della fotografia nei suoi oltre 160 anni di storia, ma anche gli strumenti che hanno immortalato quelle che a buon diritto possono essere considerate le più belle immagini di un’epoca. Ecco allora che l’importanza di questo museo si incentra anche nelle raccolte di macchine fotografiche, di obiettivi, di cartoline, di albums anche se senza fotografie all’interno, di cornici fotografiche e di oggetti di antiquariato fotografico.
Altro settore ‘vitale’ del Museo è la Biblioteca specializzata in Storia della Fotografia, consultabile su richiesta, che conserva oltre 16.000 volumi dedicati al settore, dai primi resoconti sulla nuova invenzione di Daguerre ai più noti manuali di tecnica del XIX secolo, dalle riviste fotografiche europee e internazionali, come la notissima “Camera Work” di Stieglitz ai più recenti cataloghi delle mostre di fotografia realizzate dalle Istituzioni e dai Musei che a ciò dedicano la loro attività.
Fin dalla sua fondazione il Museo svolge un’importante attività espositiva, producendo in proprio mostre fotografiche che vengono circuitate in Italia e all’estero, dedicate alla storia della fotografia, la storia del territorio, e monografie sui grandi fotografi.

Quali chiavi di lettura vuole fornire Alinari al visitatore attraverso la realizzazione della sua nuova sede museale?
Il MNAF. Museo Nazionale Alinari della Fotografia inaugurerà nella primavera del 2006 la sua nuova sede nel prestigioso spazio dell’ex convento delle Leopoldine di Piazza S. Maria Novella a Firenze.
Il progetto prevede la realizzazione dei lavori di restauro e allestimento dei locali concessi dal Comune al Museo Nazionale Alinari della Fotografia adattandoli alle esigenze di un moderno spazio dedicato alla fotografia.
In particolare la nuova sede del Museo si articolerà in tre differenti aree: la prima sarà quella adibita a spazio espositivo, dove saranno presentate al pubblico le mostre realizzate dallo stesso Museo o ospitate in base ad accordi di collaborazione con le più importanti e prestigiose Istituzioni internazionali legate al tema della fotografia storica e contemporanea.
Il Museo avrà un programma annuale di almeno sei manifestazioni espositive dedicate alla fotografia, privilegiando i suoi rapporti con le altre arti figurative.
Una seconda area verrà destinata a spazio museale permanente dedicato alla storia e alla tecnica della fotografia: qui verranno esposte in bacheche e contenitori idonei materiali fotografici originali d’epoca che illustrano la storia dell’invenzione fotografica nel suo evolversi attraverso le varie tecniche e i maggiori suoi autori. Il percorso museale si suddividerà in sezioni: una sorta di percorso storico visivo che porta dalla storia delle origini della nuova invenzione, con i riferimenti ai grandi Maestri dell’XIX e XX secolo, per arrivare alla fotografia contemporanea italiana e internazionale.
Il terzo ed ultimo, ma non meno importante spazio, sarà destinato all’attività didattica del Museo, creando dei laboratori per l’età scolare.
Particolare attenzione sarà data anche alla creazione di un percorso di visita studiato per il pubblico non vedente, mettendo a punto per la prima volta in uno spazio museale dedicato alla fotografia modalità di lettura delle informazioni scientifiche e delle immagini stesse con supporti Braille appositamente realizzati.

Che strategie adottate per la conservazione e del preziosissimo materiale fotografico del vostro archivio? All’interno della struttura del Museo altri settori lo rendono significativo per il lavoro di valorizzazione e tutela del patrimonio fotografico. Si tratta del laboratorio di restauro della fotografia, inaugurato nel 1996, che svolge contemporaneamente all’attività di restauro di tipo tradizionale, anche interventi sul piano digitale per l’integrazione delle immagini al fine di recuperare il contenuto informativo della fotografia e salvarne la sua qualità intrinseca di documento iconografico e storico.
Scopo del laboratorio non è solo quello di restaurare il materiale di proprietà del Museo, ma anche di fornire un servizio ad utenti esterni e di svolgere attività didattica con l’attivazione di corsi di formazione realizzati in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

www.alinari.com
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