Il complesso del Castello di Racconigi è costituito da diversi corpi di fabbrica: il castello centrale e i suoi annessi, la cascina Margheria, le serre e altri edifici ad uso agricolo e diversi padiglioni sparsi nel parco che, antistante il castello, ha attualmente una superficie di 170 ettari ed è formato, oltre che da laghi e complesse vie d’acqua, da boschi, radure prative. I lavori di restauro dell’intero complesso comprendono anche l’attuazione di un programma di accoglienza del pubblico in visita e di presentazione degli elementi che lo compongono. Per tale programma è stato richiesto a HoldenArt dalla Sovrintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte un progetto che studiasse l’idea stessa di narrazione del Castello di Racconigi. Fra le diverse modalità di approccio narrativo al Castello, si affronta qui quella relativa al parco attraverso l’ideazione di un percorso dell’assenza.

Non è facile raccontare un giardino. E’ materia che si sottrae alle definizioni. Si deve essere consapevoli che non sempre descrivere le forme che del giardino ci sono manifeste significa ottenere la comprensione della sua anima complessiva, o delle sue anime. Il giardino è la manifestazione materica delle idee dell’uomo e, in particolare, di quelle che nascono quando egli tenta un approccio con la natura. E’ la mediazione che l’uomo fa incessantemente per trovare nella natura, nei suoi pericoli, nelle sue piacevolezze o brutalità un posto dove stare, dove sentirsi al riparo oppure un luogo dove sperimentare le suggestioni che i diversi stati assunti dalla natura possono sollecitare sull’animo umano, pericolo, orrore, spavento, difficoltà di un ambiente ostile e tanto altro ancora. Perciò, in questa accezione, il giardino è anche esercitazione emozionale assolutamente priva di alcuna praticità . Nel giardino trovano accoglienza e sintesi i desideri e i sogni dell’uomo.

Il giardino è luogo per giocare, per manifestare un pensiero politico o religioso; è teatro, ozio operoso, messaggio ideologico, desiderio di scoprire mondi lontani, applicazione e sperimentazione scientifica. Ogni tempo ha avuto il suo giardino, ma ogni uomo di quel tempo lo ha realizzato con le sue idee e con i suoi sogni. Il tempo lascia delle tracce del suo trascorrere mentre costruiamo le cose con le diverse idee che ci compenetrano; lascia tracce anche quando non lascia oggetti. Se non lascia la materia lascia la memoria e, talvolta, l’assenza è più eloquente della presenza.

Queste considerazioni sono state l’idea di base del lavoro per la progettazione del primo percorso narrativo relativo al parco del Castello di Racconigi e per l’ideazione di tutto il programma di presentazione al pubblico dell’intero complesso storico. Si è stabilito come presupposto che il tempo avesse lasciato tracce del suo trascorrere nello spazio quale oggi noi lo vediamo, e che in questo spazio fosse rimasta come una sorta di impronta di tutti gli oggetti e di tutte le idee che nel corso degli anni ha accolto in sé. In questo approccio metodologico, e ciò va rilevato per correttezza di informazione, siamo stati facilitati dal fatto di trovarci in uno spazio particolare: un giardino da considerare come opera d’arte, certamente, e come tale da rispettare in tutte le sue forme manifestatesi negli anni, ma anche un giardino, o meglio oggi un parco, così ampio e non fragile, da consentire la delicata introduzione di oggetti contemporanei frutto delle nostre idee e della nostra tecnologia. Punto di partenza è stato l’individuazione dell’anima del giardino che si doveva raccontare, poi si è deciso, da un lato, che la sua storia passata dovesse essere evocata qualora non ne fossero rimaste tracce tangibili sul terreno e, dall’altro, che la sua storia non fosse conclusa nel tempo con le forme immediatamente percepibili oggi. Abbiamo potuto cioè considerarlo come un’opera aperta e questo ci ha consentito di descriverlo efficacemente.

Per la progettazione del percorso dell’assenza abbiamo considerato tutte le fasi evolutive del complesso in estrema sintesi e per alcune, con particolare riferimento al periodo settecentesco, abbiamo sviluppato l’ideazione di oggetti-espedienti che meglio le rappresentassero nei diversi luoghi del giardino stesso. Il percorso dell’assenza descrive mediante degli espedienti scenografici, collocati in diversi punti dell’itinerario, e dei brevi testi, proposti alla lettura direttamente sul posto, le diverse fasi di trasformazione che il giardino ha subito nel tempo e consente anche ai più digiuni di conoscenze su questa tematica di capire il senso, o i molteplici significati, che i diversi abitanti del giardino hanno voluto dargli. Allora se pensiamo al giardino come ad un libro, immaginiamo che i suoi capitoli siano la descrizione di tutto il suo percorso nel tempo e nello spazio delle idee e, come è successo a Racconigi, laddove ne mancassero alcune pagine, noi le riscriviamo con il linguaggio che oggi ci è proprio e con gli oggetti della tecnologia che oggi ci appartiene.

A cura di Renata Lodari – Holdenart: www.holdenart.it