Protagonista di questo incontro la ricerca, contenuta negli atti, degli architetti Sveva Di Martino e Mao Benedetti. Una ricerca intitolata: “Musei: nuovi spazi per un’epica contemporanea?“, che spiega il progetto museografico nato nell’Italia Minore, e giunto fino ad allestimenti per monumenti e siti quali il Colosseo e Pompei, che esplora la nuova dimensione di una narrazione poetica del patrimonio attraverso le arti contemporanee.
Ad aprire la conferenza, presieduta da Marisa Dalai Emiliani, docente dell’Università di Roma La Sapienza e punto di riferimento nell’ambito degli studi sul museo, l’intervento del rappresentante della DASA, Wolfgang Muller-Kuhlmann, il quale ha presentato l’esperienza all’avanguardia di questa istituzione museale legata all’Istituto Federale tedesco per la Sicurezza sul Lavoro e la Salute, che, su una superficie di 13.000 m², offre ai visitatori una didattica espositiva innovativa e dai caratteri inconfondibili, differente sia da un museo della tecnica sia da una città della scienza. La DASA illustra argomenti del mondo del lavoro in situazioni sceniche, e con l’impiego di alta tecnologia ma anche con la presenza di integrazioni artistiche, con metodi di intermediazione, cioè, che si rivolgono all’intelletto e al tempo stesso al sentimento e alla totalità dei sensi.
Una sintonia negli intenti e nella visione della museografia ha fatto incontrare Kuhlmann e Sveva Di Martino, conosciutisi nell’ambito di una prestigiosa premiazione a Copenhagen, oggi sui binari di un rapporto di collaborazione e di un percorso di ricerca affine. Il museo deve avere al centro il visitatore, la sua relazione con l’oggetto. La questione di fondo di questo incontro è quella sulle modalità con cui il museo comunica il patrimonio e le ricerche degli architetti Sveva Di Martino e Mao Benedetti, applicate a tre musei della Sabina, sono un esempio di esperienza innovativa in questo senso: il “Museo dell’olio” di Castelnuovo Di Farfa, col suo percorso, che si svolge concretamente in un’ ascesa del centro storico del paese, attraverso la celebrazione dell’olio tramite l’arte di Hidetoshi Nagasawa, Maria Lai, Alik Cavaliere, Gianandrea Gazzola, Ille Strazza; il “Museo dell’Abbazia di Farfa” con la narrazione della sua antica storia in chiave artistica e poetica, ad opera di Emanuele Luzzati e Elio De Concini; il “Museo del silenzio” del monastero delle Clarisse eremite, in cui viene ricreato un ambiente che possa restituire la grande potenza del silenzio.
Il filo conduttore è la riscoperta di una relazione profonda con il patrimonio e con la storia, offrendo ai visitatori un’esperienza multisensoriale e ricca di suggestioni emotive. A chiusura della conferenza gli interventi delle amministrazioni. L’assessore alla Cultura della Provincia di Rieti, Giuseppe Rinaldi, ha messo in evidenza l’aspetto di promozione del territorio che, in un’ottica di sviluppo culturale e turistico della provincia reatina, passa anche attraverso queste importanti realtà museali- “Piccola provincia non vuol dire necessariamente piccolo museo” – e manifestazioni come “20 Eventi. Arte contemporanea in Sabina” con l’atelier parigino di Giuseppe Penone, la cui prima edizione sta per volgere al termine, ma che ha già la prospettiva di un seguito nel 2007, in collaborazione con artisti tedeschi. L’ultima parola a Giulia Rodano, assessore alla Cultura della Regione Lazio, con un elogio al coraggio degli amministratori locali di rischiare, in territori periferici come quello sabino, su esperienze museali sperimentali, considerando la cultura non come spesa superflua ma come investimento per il territorio.