A gennaio la UIP diventerà Universal Pictures International Italia, il cui amministratore delegato e direttore generale sarà ancora Richard Borg, e continuerà a distribuire per due anni i titoli della Paramount-DreamWorks, poi a sua volta nascerà la Paramount Italia.

“Paramount e Universal si sono divisi i 15 territori del mondo in cui operava la UIP”, precisa Borg. “L’Italia è finita nel paniere della Universal. Ne distribuiremo il prodotto come quello della Paramount-DreamWorks. Tra due anni, come hanno deciso i dirigenti americani, la Paramount aprirà una propria struttura societaria in Italia”.
E voi ne sarete assorbiti?
Da gennaio saremo Universal a tutti gli effetti, ma se la Paramount dopo due anni deciderà di aprire una sua società , noi rimarremmo in piedi come Universal Italia.

Ma la UIP ha ottenuto grandissimi risultati”¦
Senz’altro. E’ una decisione dei vertici americani che volevano correre l’avventura da soli senza avere un partner a cui dover rendere conto. La Universal sarà presente in Europa assorbendo la UIP in Italia, Germania, Spagna e Austria, mentre la Paramount ha rilevato la UIP inglese, francese e australiana. Si stanno spartendo i mercati a seconda del fatturato.

Da anni in Italia esiste controversia “meno film americani e più film italiani in sala”. Cosa ne pensa?
E’ un falso problema. Il numero di film distribuiti nel mondo è lo stesso in tutti i singoli territori. In Italia ci sono meno film nazionali, è vero. Il problema è cosa arriva al pubblico. Si fanno troppi film non dedicati al pubblico, ma solo all’egocentrismo di autori che hanno creato per loro stessi, senza pensare all’utente finale. Chiaramente esistono film più commerciali e altri di maggior qualità , però anche su questi ultimi c’è un buon riconoscimento.

Nonostante il ventaglio delle proposte di spettacolo, è sempre vivo l’interesse e il gradimento del pubblico per il prodotto cinema?
L’interesse del pubblico per il prodotto cinema è ad alti livelli quando il prodotto ha sostanza, quando questa manca la gente non va in sala. Non possiamo più pretendere che la gente cada nel tranello del titolone o dell’attore di grido, come faceva prima.

Qual è il genere che ancora conquista il pubblico?
L’Italia è un Paese di passionali e la storia d’amore e la commedia italiana, o straniera, fanno ancora botteghino in Italia. I film di avventura invece stanno calando nell’interesse del pubblico, perché hanno sempre meno cose interessanti da raccontare.

Quali sono gli ostacoli che la distribuzione è costretta ad affrontare?
Diciamo che non ci sono ostacoli veri. Forse ci sono abitudini da modificare, vecchi credo come “il cinema d’estate non funziona”, o “un mercato non ancora adatto” da abbattere. L’Italia ha ottimi livelli di struttura cinema, forse manca ancora qualche schermo di qualità , qualche multiplex in certe aree del Paese mentre in altre ce ne sono fin troppi, ma il mercato c’è. I distributori forse dovrebbero capire che il prodotto va spalmato sui dodici mesi dell’anno. Questa è la prima barriera che andrebbe abbattuta.

Con il nuovo assetto societario che ha assorbito la UIP è possibile aprire le porte alla produzione di qualche film italiano, anche in coproduzione?
Come UIP abbiamo tentato l’approccio al cinema italiano parecchie volte, molto spesso con successo, ma non eravamo in grado di entrare in coproduzione o in acquisto diritti essendo una società di servizi. Domani, la Universal sarà una società a pieno titolo, interessata a produrre, coprodurre o comprare diritti del cinema italiano.

Chi sono i nemici del cinema?

Il caldo, specialmente nel periodo invernale. C’è anche mancanza di presa di coscienza del fatto che i tempi stanno cambiando e che bisogna adattarsi ai nuovi media, al nuovo gusto del pubblico, e soprattutto bisognerebbe capire e gestire in maniera intelligente i concorrenti dello svago: lo sport, la Tv, e soprattutto Internet che porta via tantissimo pubblico giovane.

Quali provvedimenti legislativi dovrebbe prendere il governo in favore del cinema?
Oggi il governo dovrebbe tutelare il prodotto nazionale cercando di arrivare a formule di finanziamento reali che diano merito a chi il film lo produce per sfruttarlo e non solo per proprio piacere personale. Ci sarebbe da rivedere le leggi e i decreti sull’apertura delle sale, passati in mano delle Regioni. Le Regioni stanno stravolgendo la possibilità dei cambi di destinazione d’uso per chi ha sale nelle zone morte della città, favorendo la costruzione di cinema nuovi, ma autorizzando il cambio d’uso di chi oggi è proprietario di mura inutili. E soprattutto, vivendo a Roma, vedrei di buon occhio uno sviluppo e una rinascita del settore produttivo nella capitale, accogliendo in Italia le produzioni che oggi vanno in Francia, Ungheria, Grecia, Spagna o Marocco. Roma ha le strutture necessarie, facciamola quindi ridiventare quella che era una volta: una grande città dove si produce cinema internazionale.

Quali sono i suoi criteri di scelta dei titoli di un listino?
Distribuiamo il prodotto della nostra casa di produzione. Ci arroghiamo ancora il diritto di fare una distinzione dal punto di vista qualitativo. Se riteniamo che un film, magari di successo negli Stati Uniti, non è adatto al mercato italiano, lo facciamo presente al produttore e lo convinciamo a non immettere il prodotto sul mercato perché sarebbe una spesa inutile. Cerchiamo di presentare dei listini asciutti,
senza pesi morti. Altro fattore importantissimo per noi sono le date di uscita. Cerchiamo di non creare sovraffollamento in alcuni periodi dell’anno, valutando la possibilità di distribuire dei film durante i periodi di minore affluenza, se non altro per il passato. Ma in futuro spero che cambi.

Cosa pensa della trovata di proiettare i film sui cellulari?
È una trovata marketing. Dubito che abbia un seguito commerciale. Vedrei bene l’utilizzo dei cellulari per la promozione, lo spot, il trailer, ma il film per intero no di certo. Non vedo qualcuno che possa stare due ore davanti a uno schermino di 3×4 cm, mi sembra una follia.

Quali sono i film su cui punta la nuova società per i prossimi mesi?
C’è una divertente commedia che esce a gennaio, Holiday, per la regia di Nancy Meyer. Poi un musical della
DreamWorks, Dringher, in uscita a febbraio, che racconta la storia delle ragazze di Diana Ross con un cast eccezionale: il Premio Oscar Jamie Foxx, Eddie Murphy e Beyoncé Knowles. Poi un film per famiglie, La tela di Carlotta, il ritorno di Mister Bean in Mister Bean va in vacanza, in sala a Pasqua. Nel 2007 riproporremo il film d’azione estivo: si tratta di Transformers, tratto da una serie televisiva di cartoni. Infine un film di Matt Damon e il seguito di Elizabeth, intitolato L’età d’oro. Chi è Richard Borg.

Dal 1976 al 19836 Richard Borg si occupa di produzione con i maggiori produttori e registi italiani, come Dino Risi, Mauro Bolognini, Federico Fellini, Liliana Cavani, Ettore Scola E Nanni Moretti. Nel 1983 entra a far parte della Gaumont Italia e porta avanti lo studio e la ristrutturazione dei multiplex in Italia. Nel 1981 entra a Rete Italia, diventando responsabile della programmazione della Società Cinema 5. Dal 1991 Borg è in forze alla UIP: entrato come direttore commerciale, ne è diventato in seguito il direttore generale.

rubrica a cura di Cinecorriere
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