Il Museo Alessi è nato nel 1997: quali sono state le tappe salienti della sua storia?
Le tappe salienti sono legate alle due funzioni principali del museo. Esso è innanzi tutto un archivio operativo al servizio delle attività  di metaprogetto e politica del prodotto. Al tempo stesso, è una collezione di design che svolge alcune attività  tipiche di un’istituzione museale: valorizza il patrimonio culturale delle collezioni conservate, svolge attività  di ricerca scientifica e realizza progetti culturali, quali mostre e pubblicazioni.
Di qui le tappe salienti. La prima ha riguardato l’organizzazione dell’archivio. Dal 1997 al 1999 il lavoro si è concentrato sulla selezione e organizzazione dei materiali da conservare: oggetti, disegni, dossier dei progetti, fotografie, libri, riviste.
Ordinati i diversi archivi, abbiamo potuto iniziare a sviluppare servizi e attività  di carattere museale: il prestito dei materiali ad altri musei per l’allestimento di mostre temporanee, le ricerche sui materiali conservati, le visite guidate”¦ Dal 1999, a queste attività  si è aggiunta la produzione di mostre temporanee. Oggi la collezione è composta da più di 20.000 oggetti, 14.000 disegni, un migliaio di dossier, 20.000 fotografie, 3.000 libri e 10.000 riviste. Ogni anno riceviamo circa trenta richieste per prestiti temporanei e realizziamo da due a quattro mostre temporanee.

Che tipo di iniziative promuove il museo?
Le principali iniziative di cui si occupa il museo sono le mostre temporanee. Abbiamo un “servizio prestiti” a disposizione dei curatori che desiderino includere materiali delle nostre collezioni nei progetti di cui si occupano. Ogni anno riceviamo dalle 20 alle 30 richieste di prestito. Noi mettiamo a disposizione la nostra storia, la cultura che si è sviluppata in un’impresa che ha assunto una natura ibrida, tra l’industria e il laboratorio di ricerca nel campo delle arti applicate. Questa forte attitudine alla ricerca e alla sperimentazione ha prodotto, negli anni, i materiali conservati nella nostra collezione: prototipi, disegni, schizzi”¦ realizzati nel corso dello sviluppo dei progetti, in quel vitale ”“ e ogni volta diverso ”“ dialogo tra industria e designer. Tali materiali sono documenti vivi e vibranti, che restituiscono il “lavoro del design”.
Viviamo circondati da oggetti di design: li utilizziamo quotidianamente, ma generalmente non conosciamo la loro storia, come e perché essi siano nati. Questo è ciò che attraverso la nostra collezione possiamo raccontare: ecco perché i materiali che conserviamo attirano così frequentemente l’interesse dei curatori delle mostre di design. In questo momento, ad esempio, stiamo collaborando con il Design Museum di Londra che sta organizzando una grande mostra per celebrare i 90 anni di Ettore Sottsass. Per questa loro iniziativa ci hanno chiesto di selezionare una serie di materiali di sviluppo (prototipi, schizzi, disegni tecnici con annotazioni dell’autore”¦) riguardanti i progetti che Sottsass ha disegnato nel corso della sua lunga collaborazione con Alessi.
Per quanto riguarda le mostre temporanee che curiamo e organizziamo direttamente, il nostro lavoro si svolge sempre in collaborazione con un museo o un’istituzione esterna che ci invita a realizzare una mostra da inserire nella loro programmazione. Le nostre mostre sono il frutto di “coproduzioni” dove sia gli aspetti scientifici e di contenuto, sia gli aspetti economici, sono condivisi. Le mostre che fino ad ora abbiamo organizzato hanno sempre riguardato la nostra collezione: temi, autori, ricerche, legate ad Alessi e alla sua attività  sperimentale nel campo del design e delle arti applicate.

Qual è la percezione del Museo Alessi sul territorio? Quale la risposta della popolazione locale alle sue iniziative?
Abbiamo pochissimi contatti con il territorio, a differenza dell’azienda che è invece fortemente radicata e in dialogo con esso. Le attività museali, come accennato, sono sempre svolte in collaborazione con musei e istituzioni nel mondo, l’unico “contatto locale” è con il Forum di Omegna, museo che raccoglie la storia industriale del nostro distretto produttivo dove operano, oltre ad Alessi, altre aziende legate al mondo dei casalinghi, come Bialetti e Lagostina.

Quali sono il ruolo e la storia di Museo Alessi e quali chiavi di lettura vuole fornire al visitatore?
Per rispondere a quest’ultima domanda vorrei tornare alle funzioni del museo, più precisamente alla prima: essere un archivio operativo, un luogo dove lavorare, trovando informazioni relative ai progetti passati. L’allestimento ha privilegiato questa funzione e per questo motivo non è stato pensato per comunicare dei contenuti o una storia a un pubblico esterno: le collezioni sono state ordinate in modo da essere il più facilmente fruibili da operatori interni.
I materiali sono stati organizzati in base alle esigenze operative interne e i criteri di ordinamento presumono che chi consulta i diversi archivi conosca la storia in essi conservata. Non ci sono didascalie, pannelli o un percorso all’interno della collezione, gli oggetti sono divisi in base alla loro funzione e conservati in quaranta vetrine che scorrono su binari: chi li consulta non ha bisogno di saperne l’autore, la data o la storia, poiché, in linea di massima, li conosce già. I disegni non sono esposti, ma archiviati per autore, in appositi contenitori, come le fotografie, suddivise in base al soggetto. Questo tuttavia non ci ha impedito di aprirci al pubblico: organizziamo, su appuntamento, visite guidate e, fino ad ora, nonostante la particolarità dell’allestimento del nostro museo, le risposte sono sempre state positive. Il pubblico si diverte a passeggiare tra le vetrine, ascoltando la storia dei progetti, gli aneddoti e le curiosità legate alla nascita di un oggetto di design. Nella sua peculiarità di “archivio visitabile”, che mette il visitatore a diretto contatto con il “lavoro del design”, il museo Alessi offre al visitatore un’esperienza originale e inedita.